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Italiani in Venezuela, il Parlamento si muove

img-_innerArt-_fabio porta_leopoldo gilIl Parlamento italiano ha approvato mercoledì 27 luglio una Risoluzione che fissa una posizione ben chiara contro il governo di Nicolas Maduro: la liberazione dei prigionieri politici e il referendum anti-Maduro quale condizione prioritaria per l’avvio di un processo di vero dialogo e di pacificazione del Venezuela. “Il nostro Paese, che ha una importante presenza di italo-discendenti (oltre che di italiani) in Venezuela, può utilmente concorrere a scongiurare derive violente”, si legge nel documento. Inoltre “impegna il Governo” a dare risposta a due richieste concrete dei connazionali residenti in Venezuela: soluzione positiva al problema del pagamento delle pensioni (sospese da mesi) e spedizione urgente di medicinali.

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

In parallelo, Paolo Gentiloni ha ricevuto il Ministro degli Affari Esteri del Venezuela, Delcy Rodriguez. Nel corso del colloquio convenuto alla Farnesina giovedì 28 luglio, “il Ministro ha richiamato l’attenzione della Ministra Rodriguez sulle sempre più difficili condizioni che la nostra comunità affronta, in particolare in termini di assistenza sanitaria e di sicurezza, sollecitando un impegno delle Autorità venezuelane su questo dossier, come su quello delle imprese italiane operanti nel Paese”, secondo il comunicato stampa.

Finalmente vediamo Parlamento e Governo italiano impegnati per il Venezuela. “È la prima volta che il Parlamento stabilisce una posizione riguardo alla crisi venezuelana impegnando il Governo ad agire di conseguenza”, ha affermato il deputato Pd Fabio Porta, redattore del documento insieme alla capogruppo della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, Lia Quartapelle. La Nuova BQ ha intervistato Fabio Porta per capire le conseguenze di questo importante atto legislativo approvato all’unanimità. “Non solo ha avuto il parere favorevole del governo ma anche il voto del Movimento 5 Stelle, quindi anche il sostegno dell’opposizione”.

Quali sono gli obiettivi di questa risoluzione?

L’obiettivo principale della risoluzione è quello di porre la questione venezuelana al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica italiana. Tutti siamo presi da questioni internazionali molto grandi che occupano l’attenzione dei giornali: gli attentati, il terrorismo, l’immigrazione, ecc. Però questo non ci deve distrarre da situazioni altrettanto gravi che forse ci dovrebbero toccare di più, come le centinaia di migliaia dei nostri connazionali che vivono e che soffrono il problema del Venezuela.

Cosa potrebbe fare l’Italia per aiutare il Venezuela?

Abbiamo chiesto al Governo di assumere un’iniziativa forte rispetto al Venezuela, proprio per la grande presenza della nostra collettività nel paese. Abbiamo dato dei segnali molto chiari e adesso è responsabilità del governo la soluzione dei problemi degli italiani residenti in Venezuela, come il pagamento delle pensioni sospese e l’invio dei medicinali ai nostri connazionali.

A che punto siamo con il problema delle pensioni?

In Venezuela abbiamo almeno tremila italiani che da mesi non ricevono la prestazione assistenziale da parte dell’INPS per un problema di interpretazione del cambio di valuta imposto dal governo di Nicolas Maduro. È un cambio artificioso che non corrisponde alla realtà: c’è un cambio ufficiale, ma c’è anche un cambio in nero dove in realtà i prezzi hanno un altro valore. Agli occhi dell’INPS, gli italiani in Venezuela erano tutti i ricchi e quindi hanno interrotto il pagamento delle prestazioni assistenziali.

L’INPS finalmente ha compreso la situazione?

Si, abbiamo anche individuato tre soluzioni: applicare il cambio SIMADI/DICOM (tipo di cambio ufficiale più alto), non considerare i redditi venezuelani (ridotti all’osso da un tasso di inflazione oltre il 700%), o dare un contributo straordinario di 100 o 200 euro per ogni pensionato finché questa situazione si risolve in Venezuela. Il Ministro degli Esteri è d’accordo, il Ministero del Lavoro pure, il problema sembra che sia nel Ministero del Tesoro e dell’Economia per motivi di bilancio pubblico. Insieme al senatore Claudio Micheloni, ho consegnato al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luciano Pizzetti e al vice Ministro dell’Economia e delle Finanze Enrico Morando, la petizione sottoscritta da tremila firme dei pensionati (raccolte dai patronati in Venezuela). Adesso stiamo aspettando una risposta definitiva. La nostra collettività si sente abbandonata in questa crisi.

Il governo venezuelano si rifiuta di ricevere medicine, ha 90 prigionieri politici ed evita a tutti i costi la realizzazione del referendum revocatorio contro il Presidente (strumento previsto nella Costituzione e suffragato dall’opposizione attraverso un numero di firme superiore al minimo necessario).

Parlate di “dialogo” nella risoluzione mentre il Ministro Gentiloni ha ricevuto il suo omologo venezuelano alla Farnesina, tra strette di mano e foto insieme. In queste condizioni, si riesce a dialogare con il governo venezuelano? 

Si parla di dialogo perché anche nelle guerre c’è sempre una speranza. L’ideale sarebbe che il governo venezuelano dichiarasse l’emergenza per poter inviare aiuti umanitari. Se il governo venezuelano continua a negare quest’emergenza umanitaria, noi dovremmo chiedere di aprire un canale di aiuti per i nostri connazionali. Ovviamente mi rendo conto che i fatti non vanno nella direzione del dialogo…

Cosa si può aspettare, nell’immediato, la comunità italo-venezuelana? 

Tra settembre e ottobre una commissione di deputati italiani visiterà il Venezuela per incontrare il Parlamento venezuelano, che ha una maggioranza contraria al governo. Credo che non sia possibile continuare così per molto, abbiamo ancora una speranza che la situazione possa cambiare.

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