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Le contraddizioni del Messico che aspetta il Papa

img-_innerArt-_messico1“La Chiesa cattolica in Messico è pronta a ricevere Papa Francesco”, così ha confermato il Segretario Generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), Eugenio Lira. Sono grandi le aspettative per la visita del primo “Papa latinoamericano” al secondo paese cattolico più popoloso al mondo: 882.225 sono i biglietti distribuiti per tutti gli eventi e 397.000 i volontari che formeranno la barriera umana lungo i 400 km di percorso durante la sua permanenza a Città del Messico e negli Stati del Chiapas, Michoacan e Chihuahua.

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

I messicani amano il Pontefice e cercheranno di manifestare il loro amore in mille modi. Ecco perché il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, ha voluto anticipare il suo benvenuto domenica 7 febbraio: “ti riceviamo come supremo Pastore della Chiesa che vuole avere addosso l’odore delle pecore e che in questa nostra terra sarà anche impregnato dell’odore del Messico”. E ricordando le parole di un poeta locale, il prelato ha aggiunto: “tu odori di tragedia, terra mia e, tuttavia, ridi troppo, forse perché sai che il riso è l’involucro di un dolore silenzioso”.

Il “Papa latinoamericano” arriverà in una nazione piena di contraddizioni, come tutto il resto del continente. Lo ha annunciato Jorge Mario Bergoglio nel suo videomessaggio: arriverà come un pellegrino della Misericordia nel “Messico violento, il Messico corrotto, il Messico del traffico di droga, il Messico delle mafie”. Parole che secondo la stampa locale hanno creato qualche disagio nel Governo; forse la visita del leader religioso era stata inizialmente prevista come un’approvazione o almeno come un balsamo contro i gravi problemi quotidiani.

Ma non solo, la tensione è palpabile anche tra i leader della Chiesa messicana. I suoi esponenti sono coinvolti in diversi scandali sulla stampa locale, sia per l’insabbiamento di denunce di pedofilia sia per l’irregolare matrimonio ecclesiastico del Presidente del Messico Enrique Peña Nieto e Angelica Rivera, sposata in seconde nozze forse senza nullità matrimoniale. Il cardinale messicano Javier Lozano Barragán, vecchio amico del Pontefice, si augura che il Papa non rimproveri i vescovi del suo paese. Lo ha detto ieri in un’intervista al quotidiano Excelsior aggiungendo che attende il riconoscimento del loro «enorme lavoro».

Nel frattempo i messicani vivono in “uno stato di guerra”. Lo scorso 27 gennaio l’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha affermato che le persone scomparse sono ormai 25 mila, tra cui i 43 studenti di Ayotzinapa sequestrati il 27 settembre 2014. “I casi di sequestro sono tanti”, ha denunciato in un’intervista a Radio Vaticana il vescovo di Veracruz, Monsignore Luis Felipe Gallardo Martin del Campo, sottolineando che “la Chiesa è diventata l’unico punto di riferimento per molte famiglie in cerca di fiducia e speranza”.

Anche la Chiesa è vittima della violenza. Il clero messicano ha un gran numero di martiri, solo negli ultimi dieci anni sono stati uccisi 41 sacerdoti. Secondo il Centro Multimediale Cattolico (CCM), negli ultimi venticinque anni si sono registrate 52 aggressioni contro membri della Chiesa cattolica: la maggior parte dei crimini sono perpetrati contro i preti (78%), sacrestani (10%), seminaristi (8%), diaconi (2%) e giornalisti cattolici (2%). Omar Sotelo, leader del CCM ha denunciato la scarsa attenzione delle autorità e sottolinea che la Conferenza Episcopale Messicana non ha un rapporto sui religiosi uccisi, minacciati o vittime di estorsione da parte di gruppi criminali.

“L’ombra della morte sta crescendo ogni giorno, ma per tutti, sacerdoti o tassisti. E questa è una conseguenza dell’impunità dilagante», ha spiegato al quotidiano spagnolo «El Pais», il Vescovo di Saltillo Raul Vera. Un’ombra che cresce nelle mani del crimine organizzato, diventando la principale preoccupazione del popolo messicano. Da qui l’insistenza delle vittime di incontrare il Papa. Tuttavia, durante il briefing sul viaggio, il portavoce della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha confermato che al riguardo non sono previsti incontri privati. Ci sarà soltanto un piccolo spazio per le vittime di violenza durante la Messa conclusiva che il Santo Padre presiederà a Ciudad Juárez, il 17 febbraio.

Infine, Bergoglio arriverà in Messico come il Pastore Universale della Chiesa cattolica. Certamente il pontefice argentino usa frequentemente parole di condanna contro le sofferenze dei popoli più vulnerabili; però la voce critica di Roberto Blancarte, esperto in religione del Centro di Studi Sociologici del Collegio del Messico, ha evidenziato che c’è la tendenza a sopravvalutare la sua visita. «Il Papa ha la sua agenda, non è un rivoluzionario che verrà a scuotere le cose. Esempio: Cuba. Ha parlato dei prigionieri politici? No, non arriverà qui a rompere i piatti, non è il suo stile, il padrone di casa la ama e la tratterà bene. Parlerà di violenza, sì, ma di questo parliamo tutti, pure i Vescovi ne hanno parlato. Parlerà di emarginazione, di povertà, ma non punterà il dito contro il Governo messicano».

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