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Il Venezuela è davvero l’Eden del diavolo? Un libro lo spiega

La stragrande maggioranza della gente, si parla addirittura del 90%, vive in povertà; oltre il 25% della popolazione mangia un pasto al giorno e più della metà dichiara che si sveglia affamata. La Caritas ha rivelato anche che il 71% dei bambini sotto i cinque anni non ha un’alimentazione adeguata. Questa è la situazione nel Venezuela, il Paese del “socialismo del XXI secolo” che è stato premiato dalla FAO per aver raggiunto “l’obiettivo del millennio delle Nazioni Unite di dimezzare la malnutrizione”. 

Ma recentemente la stessa ONU ha ammesso che la situazione nel Paese è drammatica: la rappresentante onusiana, Michelle Bachelet, ex presidente socialista cileno, ha detto apertamente presso il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra che “i venezuelani meritano una vita migliore, liberi dalla paura e con accesso al cibo, all’acqua e ai servizi sanitari”. E questo succede nel Paese che detiene le maggiori riserve petrolifere del mondo e era uno dei più ricchi dell’America Latina.

E parliamo del Paese che veniva da decenni osannato da sinistra di tutto il mondo.

Per capire meglio che cosa sta succedendo in Venezuela ho intervistato Marinellys Tremamunno, una giornalista venezuelana, nata a Caracas, laureata in giornalismo, emigrata in Italia a causa della censura del regime, autrice del libro appena pubblicato: “Venezuela, l’Eden del diavolo” (Edizioni infinito).     

Lei ho pubblicato un libro intitolato “Venezuela, l’Eden del diavolo” dove ha raccolto le testimonianze di 12 vescovi e 2 cardinali venezuelani. Cosa raccontano i pastori della Chiesa che vive sotto il regime di sinistra?

i Vescovi raccontano come il venezuelano ha perso la sua dignità, come il sistema attuale ha impoverito il Paese, come si sono persi i valori, con la società demoralizzata. Denunciano anche il terrorismo dello stato che perseguita e tortura i cittadini. Parlano anche della persecuzione religiosa: anche loro sono nel mirino degli attacchi e soffrono, come tutti i cittadini, per tutte le mancanze (cibo, acqua, corrente elettrica, ecc.). Anche i sacerdoti sono vittime della criminalità.

Cosa in questa situazione può fare il laicato impegnato?

La Chiese sollecita l’impegno dei laici in politica ma appena qualcuno comincia ad occuparsi della politica viene perseguitato e torturato, spesso sparisce o viene anche ucciso. L’anno scorso i vescovi hanno preparato un documento pastorale dove parlano della “grande tribolazione”. Queste parole richiamano l’Apocalisse e la lotta tra il bene e il male. Per questo ho voluto dare al mio libro il titolo significativo: “Venezuela, l’Eden del diavolo”.

Quale via d’uscita da questa crisi tremenda vedono i vescovi?

Volevo sottolineare che malgrado tutto i vescovi mantengono la speranza che si trovi una via d’uscita pacifica, democratica. Anche se tra loro ci sono differenze: c’è chi sostiene che non si può negoziare con il male, che il male va sconfitto. Uno dei vescovi ha ricordato che con Hitler non si poteva dialogare e cercare compromessi, il crimine non si sconfigge con la diplomazia. Anch’io penso che Venezuela è un Paese sotto sequestro che ha bisogno di aiuto internazionale (lo chiedono anche i vescovi) perché un sequestrato non riesce a liberarsi da solo e pacificamente. Voi in Europa avete vissuto sotto il comunismo criminale, noi in Venezuela viviamo in ostaggio della sua mutazione latino-americana sotto la veste del “socialismo del XXI secolo”. Per questo motivo abbiamo bisogno dell’aiuto del mondo democratico ma, mi chiedo: “C’è qualcuno che ascolta il nostro grido?”

L’intervista integrale in polacco è stata pubblicata nel settimanale cattolico “Niedziela”   

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