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Parlamento europeo condanna Maduro contro Machado

Gli europarlamentari non riconosceranno le elezioni presidenziali in Venezuela se non partecipa la vincitrice delle primarie dell’opposizione

MARINELLYS TREMAMUNNO / IL MONDO

Con 446 voti favorevoli, 21 contrari e 32 astensioni, giovedì 8 febbraio il Parlamento ha approvato una risoluzione che condanna la decisione del Tribunale supremo di giustizia del Venezuela di squalificare María Corina Machado come candidata alle elezioni presidenziali, perché non ha fondamento giuridico.

Secondo la Costituzione venezuelana, le presidenziali dovrebbero realizzarsi a dicembre 2024 e il Parlamento europeo non riconoscerà il risultato delle elezioni se il regime di Nicolás Maduro non consentirà la partecipazione della principale candidata dell’opposizione, María Corina Machado, secondo quanto si legge nel documento.

Gli eurodeputati esortano “il regime venezuelano a cessare immediatamente la persecuzione nei confronti della vincitrice delle primarie“, e quindi candidata del tutto legittima delle forze di opposizione al regime, María Corina Machado, e di altri politici dell’opposizione, e a iniziare ad attuare l’accordo di Barbados, anche rispettando i principi della tabella di marcia elettorale e il paragrafo 1 dell’accordo, secondo il quale i partiti sono tenuti a “riconoscere e rispettare il diritto di ciascun attore politico di scegliere liberamente il proprio candidato alle elezioni presidenziali“, il che significherebbe garantire che la leader dell’opposizione al regime, María Corina Machado, possa “partecipare liberamente a elezioni presidenziali competitive e realmente democratiche nel 2024“.

Interdizione illegale

La Camera Politico-Amministrativa (SPA, suo acronimo in spagnolo) della Corte Suprema di Giustizia della Repubblica Bolivariana del Venezuela, controllata da Nicolás Maduro, ha confermato lo scorso 26 gennaio 2024 l’interdizione politica di María Corina Machado, leader e candidata unica dell’opposizione venezuelana, eletta con il 92,35% dei voti in un processo elettorale senza precedenti, tenutosi il 22 ottobre 2023 con la partecipazione di venezuelani sia in Venezuela che in altri 34 paesi.

Ma l’interdizione di Machado non è legale. La sentenza della Corte Suprema di Giustizia del regime non può essere definita una sentenza. È il risultato di un processo oscuro e senza diritto di difesa, in cui sono incorsi vizi procedurali di ogni genere: senza avere giurisdizione penale, la SPA ha convalidato una decisione di interdizione per 15 anni, precedentemente emessa da un organo amministrativo come l’Ufficio del Controllore Generale della Repubblica, incompetente ad assumere tale decisione, perché detta potestà è espressamente riservata al giudice penale (artt. 42 e 65 della Costituzione).

Così risponde il regime di Nicolás Maduro alla vittoria indiscutibile di María Corina Machado alle primarie alle quali hanno partecipato quasi 3 milioni di venezuelani, in chiara violazione degli Accordi di Barbados, firmati tra il regime e la delegazione negoziatrice dell’opposizione nell’ottobre 2023.

Escalation repressiva

Con questa azione, Nicolás Maduro cerca di bloccare la strada verso libere elezioni e ha anche scatenato una nuova escalation repressiva che viola i diritti umani. I cittadini Luis CamacaroJuan FreitesGuillermo López e Víctor Venegas, membri dei comandi regionali di Machado, sono stati catturati e fatti sparire dalle forze repressive della dittatura; e dopo una allocuzione del dittatore, dove ha chiesto l’intervento della “furia bolivariana”, si sono scatenati i cosiddetti “colectivos”, aggredendo ai partecipanti di un comizio di Machado dello scorso 7 febbraio a Charallave.

Mentre molteplici attivisti e leader politici vengono perseguitati, anche con mandati di arresto. Lo ha ricordato il testo della risoluzione: “il 22 gennaio il regime, per mezzo del procuratore generale, ha emesso 14 mandati di arresto sulla base di accuse pretestuose di tradimento e omicidio politico nei confronti di diverse persone, tra cui l’attivista per i diritti umani Tamara Sujú, la giornalista Sebastiana Barráez, l’ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma, il leader politico Leopoldo López, l’ex presidente ad interim del Venezuela Juan Guaidó e l’ex sindaco David Smolansky, i quali avevano semplicemente esercitato la libertà di esprimere la propria opposizione al regime”.

E come se non bastasse, “il parlamento venezuelano, che è controllato dal regime di Maduro, sta preparando una nuova legge sul finanziamento e le attività delle ONG al fine di limitare la capacità della società civile di organizzarsi e difendere i propri diritti”.

Questo è il noto contesto in cui l’opposizione venezuelana lotta pacificamente da più di due decenni per cercare di cambiare la situazione politica, economica e sociale del Venezuela, poiché solo il recupero della libertà e della democrazia faciliterà il ritorno di quasi 8 milioni di persone che sono state costrette a emigrare dal Paese.

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