Quando il silenzio uccide

Lettera aperta delle mogli di Biagio Pilieri e Daniel Echenaguccia, due italiani a rischio di morte in Venezuela
MARINELLYS TREMAMUNNO / ALLEANZA CATTOLICA
Negli ultimi dieci anni, le carceri venezuelane sono diventate luoghi di morte sotto custodia dello Stato. Lo ha ribadito con forza l’Osservatorio Venezuelano delle Prigioni (OVP), ricordando che dal 2015 si contano almeno 25 detenuti per motivi politici deceduti mentre erano sotto la responsabilità diretta del governo di Nicolás Maduro. L’ultimo caso, avvenuto il 6 dicembre, è quello dell’ex-governatore dell’opposizione Alfredo Díaz, morto dopo un anno di isolamento e senza cure mediche adeguate. Un fatto che non può essere archiviato come episodio isolato, ma che conferma un sistema penitenziario disumano e letale, soprattutto per i prigionieri politici, ad oggi 902, di cui 86 sono stranieri.
In questo contesto drammatico, la situazione degli italiani detenuti in Venezuela resta avvolta da un silenzio preoccupante. Secondo dichiarazioni pubbliche del ministro degli Esteri Antonio Tajani, sarebbero almeno 13 i cittadini italiani incarcerati, ma non esiste un elenco ufficiale, né informazioni dettagliate sulle loro condizioni di salute e di detenzione. Le risposte pubbliche sono sempre rimaste vaghe, come ha denunciato il senatore Roberto Menia, confermando che un’interrogazione parlamentare sul caso di Biagio Pilieri, presentata oltre un anno fa, non avrebbe mai ricevuto risposta. Menia richiama un dovere morale che va oltre i singoli casi: prendere posizione per tutti coloro che in Venezuela vedono sistematicamente negati i propri diritti fondamentali. La realtà è che molte storie emergono solo quando le famiglie, disperate, rompono il silenzio, come nel caso di Alberto Trentini e Daniel Echenagucia.
La questione diventa ancora più delicata se si considera che, mentre gli italiani rischiano la vita nelle carceri venezuelane, ENI continua a operare nel Paese. Secondo un’inchiesta del The New York Times del 6 dicembre 2025, ENI produce gas naturale in Venezuela, utilizzato per il consumo interno, in un contesto di pagamenti bloccati dalle sanzioni statunitensi.
Come giornalista e presidente dell’associazione “Venezuela la Piccola Venezia”, credo che questa emergenza non possa più essere sottovalutata: gli italiani detenuti in Venezuela sono realmente a rischio di morte e spero che il governo italiano faccia tutto il possibile per garantirne la vita.
Di seguito la lettera aperta firmata dalle mogli di Biagio Pilieri e Daniel Echenaguccia, due cittadini italiani detenuti arbitrariamente in Venezuela per motivi politici, in condizioni di grave rischio per la loro salute e per la loro vita:
Martedì 23 dicembre 2025
Alla società italiana,
al clero romano,
al Santo Padre Leone XIV,
a tutte le istituzioni della Repubblica Italiana,
al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
alla Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni,
a tutti gli italiani di buon cuore:
Scriviamo queste parole in uno dei momenti più delicati e simbolici dell’anno. Il Natale si avvicina, tempo di famiglia, di incontro, di speranza e di vita. Per noi, invece, questo sarà il secondo Natale consecutivo segnato dall’assenza, dalla paura e dall’angoscia. Siamo Maria Livia Vasile, moglie di Biagio Pilieri, e Marien Padilla, moglie di Daniel Echenagucia, due cittadini italiani detenuti arbitrariamente in Venezuela per motivi politici.
Ci rivolgiamo a voi non solo come mogli, ma come donne che vivono con il timore costante di perdere i propri mariti in carcere, vittime di un sistema che punisce, isola e lascia morire. Lo facciamo perché il silenzio uccide, perché anche l’oblio è una forma di condanna, e perché l’Italia non può restare indifferente davanti al dolore che i suoi cittadini stanno subendo in Venezuela.
Nelle carceri venezuelane si muore. Questa affermazione non è retorica: è un fatto recente e dolorosamente concreto. Il 6 dicembre scorso è morto Alfredo Díaz, ex-governatore dello Stato di Nueva Esparta, dopo un anno di isolamento e senza aver ricevuto le cure mediche di cui aveva bisogno. Alfredo era detenuto nella stessa cella di Biagio Pilieri. Biagio è stato testimone diretto del suo deterioramento e del suo abbandono.

Biagio Pilieri, cittadino italiano originario di Ragusa, è marito e padre di due figli, giornalista ed ex-deputato. È stato arrestato arbitrariamente il 28 agosto 2024 a causa del suo sostegno all’opposizione democratica e della sua attività nel campo dell’informazione.
Ha 60 anni e soffre di ipertensione, fibromialgia, sindrome del colon irritabile, gravi degenerazioni ossee della colonna vertebrale e delle ginocchia, patologie gastrointestinali severe e altre malattie croniche che richiedono controlli medici costanti. Nonostante ciò, è detenuto in totale isolamento presso l’Helicoide, senza un’adeguata assistenza sanitaria e senza garanzie giudiziarie. La sua salute è fragile e la sua vita è in reale e immediato pericolo.

Daniel Echenagucia è un imprenditore italiano di 47 anni, originario di Avellino, marito e padre di due figli adolescenti. È stato arrestato illegalmente insieme alla sua famiglia il 2 agosto 2024 e successivamente sottoposto a sparizione forzata per diverse settimane. Attualmente è detenuto nel carcere di Rodeo I, lo stesso in cui si trova Alberto Trentini, un altro prigioniero politico italiano, in condizioni estreme di isolamento.
Daniel ha perso oltre 18 chili, soffre di asma, disturbi metabolici e di un grave deterioramento fisico e psicologico, aggravato dall’insalubrità della cella e dalla mancanza di cure mediche. La sua famiglia vive intrappolata in un’attesa angosciante.
Entrambi sono innocenti.
Entrambi sono italiani.
In questi giorni in cui l’Italia si prepara a celebrare il Natale, vi chiediamo di non permettere che i nostri mariti trascorrano un secondo Natale in isolamento, lontani dall’abbraccio delle loro famiglie, senza l’amore dei loro figli, senza la vicinanza di chi li attende. Vi chiediamo di non lasciarli soli di fronte alla malattia, all’abbandono e al rischio di morte.
Facciamo appello al senso umano e cristiano, alla coscienza morale della società italiana e alla responsabilità storica delle sue istituzioni. Chiediamo un intervento umanitario urgente, chiaro e deciso. Chiediamo che vengano attivati tutti i canali diplomatici e politici possibili. Chiediamo che si faccia tutto ciò che è umanamente possibile per salvare le loro vite e consentire il loro ritorno a casa.
Chiediamo che l’Italia non dimentichi i suoi cittadini detenuti in Venezuela.
Con speranza, con dolore, ma anche con fede,
Maria Livia Vasile
Moglie di Biagio Pilieri
Marien Padilla
Moglie di Daniel Echenagucia



