“Evangelii Gaudium” non è soltanto il nome dell’esortazione apostolica che rappresenta il programma del pontificato di papa Francesco. È anche lo slogan con cui si può riassumere lo spirito del viaggio apostolico del Papa in Ecuador, Bolivia e Paraguay, in programma dal 5 al 13 luglio. Lo ha confermato padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, durante il briefing di ieri mattina. “La gioia del Vangelo”, o meglio “la alegria del Evangelio” in spagnolo, è presente in ogni motto scelto dai paesi che riceveranno il Papa: “Evangelizzare con allegria”, in Ecuador; “Con Francesco annunciamo l’allegria del Vangelo” in Bolivia; e “Messaggero dell’allegria e della pace” in Paraguay.
di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Il secondo viaggio del Pontefice sudamericano nel suo continente è molto significativo. Dal programma si respira quella Chiesa “in uscita” che Papa Francesco sta proponendo per la trasformazione missionaria della Chiesa: ha presso l’iniziativa «senza paura» per «cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi». È un messaggio che passa anche semplicemente dalla scelta dei paesi da visitare, certamente tra i meno importanti del Continente a livello politico, ma anche i tre con la più alta percentuale di popolazione cristiana: Ecuador 94%, Bolivia 96% e Paraguay 95%. In ogni caso siamo nelle “periferie” del Sud America.
Per arrivare ai più lontani papa Bergoglio si sobbarcherà anche un impegno fisico notevole. Due voli transoceanici di circa 13 ore ciascuno, con la inevitabile difficoltà dei fusi orari; una delle tappe sarà a La Paz (capitale della Bolivia), con l’arrivo all’Aeroporto Internazionale di “El Alto”, il più alto del mondo, oltre 4 mila metri; e ancora oltre 8 ore in aereo per i voli interni; e tanti chilometri a bordo della “Papamobile aperta” per salutare le centinaia di migliaia di persone che già si prevedono lungo le strade. E alla fine pronuncerà 22 discorsi ufficiali.
«Sappiamo che è impegnativo fare un viaggio con questi sbalzi, di altitudine e di temperature, ma il Papa non ha avuto la minima incertezza di mettere in programma questo viaggio; quindi lo fa con totale tranquillità…», ha affermato padre Lombardi, il quale ha anche precisato che la tappa a La Paz sarà solo di 4 ore per evitare conseguenze fisiche a causa dell’altitudine.
Ci si attende ovviamente una calorosa accoglienza. Soprattutto per le 3 grandi messe previste: a Guayaquil (Ecuador) davanti al Santuario della Divina Misericordia; a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), sotto i piedi del “Cristo Redentor”; e nella base militare di Nu Guazu (Paraguay). In totale dovrebbero assistervi non meno di 5 milioni di fedeli.
Un motivo importante sarà l’incontro con le diverse etnie di “amerindios”, con le loro testimonianze in lingue differenti (come il Quechua e il Guaranì). Gli “amerindios” rappresentano una parte importante della popolazione: sono il 15% in Ecuador, sono addirittura la maggioranza in Bolivia, il 53% (Quechua 29% e Aymara 24%) e sono il 21% in Paraguay, tutti Guaranì. E a quanto riferisce la stampa locale di questi Paesi, è proprio la popolazione amerindia, la più povera, a essere anche la più entusiasta della visita del Papa.
Due eventi in particolari sono destinati a rendere l’ultimo giorno della visita come quello più significativo: papa Francesco visiterà la popolazione di Bañado Norte, un quartiere molto povero della città La Asuncion di Paraguay, chiaro esempio della povertà latinoamericana; e durante il trasferimento verso l’aeroporto il Pontefice sosterà per un momento di preghiera presso i locali di Ycuá Bolaños, un centro commerciale in cui nel 2004 c’è stato un incendio con 400 morti e centinaia di feriti.