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«Io, giornalista, aggredita a Roma da un fan del regime cubano»

La sera del 21 febbraio, dopo che il servizio d’ordine mi ha impedito di seguire l’incontro con Mariela Castro all’Università Valdese, durante una diretta Facebook davanti al portone della stessa Università, sono stata aggredita da Marco Papacci, punto di riferimento del regime cubano in Italia. Che ha già precedenti di aggressioni a donne cubane dissidenti…

MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

In Italia la libertà di stampa è sancita dall’Art. 21 della Costituzione: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” e, come Paese appartenente all’Unione Europea, si impegna a riconoscere la “libertà di espressione e d’informazione”, oltre al “rispetto della libertà dei media e il loro pluralismo” (art. I-11). Va peraltro precisato che nella sentenza della Cassazione n.5259 del 18 ottobre 1984 è garantita la nozione di interesse pubblico o sociale come principio cardine della notizia e riguarda ogni fatto in cui sia coinvolto un bene rilevante per la collettività.

Con questa premessa, come giornalista professionista (iscritta all’ODG Lazio e all’International Federation of Journalists, IFJ), opinionista della Bussola e corrispondente in Italia di diverse testate internazionali, tra cui Cubanet, martedì 21 febbraio ho partecipato all’evento pubblico della figlia dell’ex presidente di Cuba Raul Castro, Mariela Castro Espín, previsto nella sede dell’Università Valdese a Roma. L’evento era parte del tour italiano della già parlamentare cubana e direttrice del Centro Nazionale di Educazione Sessuale dell’Avana (CENESEX) (leggere qui).

Proprio mentre la deputata Mariela Castro parlava di “diritti umani” e di “questioni di genere”, alla presenza del presidente nazionale di Arcigay, Natascia Maesi, e della presidente della Casa Internazionale delle Donne, Maura Cossutta, all’esterno dell’edificio sono stata vittima di un atto di intimidazione da parte del signor Marco Papacci, presidente dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, il braccio operativo del regime cubano in Italia.

Oltre a proibire il mio ingresso all’evento, Marco Papacci si è recato nel luogo dove mi trovavo per fare una diretta live per Cubanet (sul marciapiede opposto di fronte al palazzo dell’università) e ha cercato di prelevarmi il cellulare con la forza, un metodo molto utilizzato da repressori e funzionari al servizio della dittatura comunista. L’accaduto è stato visto in diretta da centinaia di persone che seguivano la trasmissione video, e Papacci si è fermato quando ha capito che il live era acceso.

Marco Papacci non solo ha violato il diritto alla libertà di stampa, ma ha anche agito con impunità e violenza contro una donna, giornalista, nonostante avevo il permesso della polizia per realizzare il servizio in quel luogo. Inoltre, nel video si vede chiaramente come ha approfittato di un momento di disattenzione della polizia per avvicinarsi, fino a che le mie richieste di aiuto hanno messo in allerta la polizia e lui allora si è allontanato impunemente. Ma rimane la domanda: cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la diretta Facebook?

La risposta è molto preoccupante appena si viene a conoscenza del fatto che il sig. Marco Papacci (a sin. con Fidel Castro) è un allenatore di lotta greco romana delle Fiamme Oro della Polizia di Stato, militante comunista della FGCI, del PCI, poi a seguire di Rifondazione Comunista e del PDCI (leggere qui), con legami molto stretti con i regimi comunisti di Cuba e Nicaragua, come si può costatare da diverse fotografie presenti su internet. Inoltre la testata Granma, organo ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba (PCC), ha definito Papacci “un italiano leale a Cuba”.

Inoltre, in passato è stato coinvolto in altre aggressioni contro donne cubane dissidenti residenti in Italia. Ad esempio, Dismary Hernandez ha denunciato alla Bussola che lo scorso 1° ottobre Papacci si trovava tra le persone che hanno colpito la sua macchina, mentre lei si trovava all’interno. Il motivo? L’aver pronunciato la frase “Cuba è una dittatura”, mentre passava davanti all’ambasciata cubana a Roma. “Sono stata aggredita da un gruppo di 5 o 6 uomini, tra cui c’era Marco Papacci. Hanno rovinato la mia macchina e mi hanno causato un trauma psicologico. Vorrei che qualcuno mi spiegasse come si può giustificare questa aggressione contro una donna. Sono cose che succedono a Cuba e che non devono succedere in un Paese libero e democratico come l’Italia”.

Allo stesso modo, il 26 luglio 2021, Francisca Virtudes Galván e i suoi due figli sono stati aggrediti per aver indossato magliette che mostravano le frasi “Patria y Vida” e “SOS Cuba”. Il fatto è avvenuto davanti alla sede diplomatica cubana a Roma e gli aggressori portavano la divisa con il logo dell’Associazione presieduta da Marco Papacci (nella foto sotto con il ditttaore nicaraguense Daniel Ortega). “Ci hanno trattato come se fossimo animali e un uomo ha alzato una sedia per picchiarci. Questa è stata l’esperienza più disastrosa che abbia mai vissuto come madre”. (vedere video).

Da evidenziare che queste azioni violente sono abbastanza conosciute tra i membri della comunità cubana residente in Italia e della politica italiana: “Ieri abbiamo assistito ad una doppia ipocrisia di Mariela Castro e dei suoi adepti qui in Italia”, ha detto la Coordinatrice nazionale del dipartimento tutela Vittime di Fratelli d’Italia, Cinzia Pellegrino. “La prima riguarda l’assurda pretesa di venire qua a parlare di diritti umani quando Mariela lascia a casa sua il peso di oltre mille prigionieri politici e la negazione di ogni libertà per i cubani che non vogliono sottostare al regime castrista. La seconda riguarda la strana concezione di ‘democrazia’, grazie alla quale io e una mia amica non siamo potute entrare per assistere al discorso della Deputata Castro, che pure avremmo voluto ascoltare per capire in concreto quello che va predicando, con la scusa che la sala era già piena. La cosa peggiore è stata poi che l’organizzatore del convegno abbia tentato di fermare la diretta Facebook della giornalista Tremamunno, che stava facendo una semplice telecronaca su Cubanet, tentando di toglierle il telefono dalle mani”, ha affermato, sottolineando: “davvero i diritti umani si declinano così?”.

Inoltre, le persone che hanno visto l’aggressione in diretta hanno subito reagito sui social. “Tutto il nostro sostegno e solidarietà a @Marinellys per la violenza subita come giornalista e donna, e la nostra ferma condanna agli scagnozzi della dittatura cubana in Italia”, ha scritto su Twitter il presidente dell’Associazione “Cubanos por la Democracia”, il giornalista Marco Pellitero. È un “atto violento a scopo intimidatorio nell’esercizio della sua professione”, ha denunciato l’avvocato Julio Rodríguez, affermando che “è palesemente costitutivo di reato. Non deve rimanere impunito”.

A questo punto è opportuno chiedersi: come sta andando il tour di Mariela Castro in Italia? Il primo incontro fissato mercoledì 15 febbraio alla Casa dei Diritti del Comune di Milano è saltato. L’ha confermato alla Bussola Andrea Bezze, portavoce dell’Alianza Iberoamericana Europea contro il Comunismo in Italia. “La nipote di Fidel Castro ha dato forfait all’ultimo, presuntamente a causa di un lieve malessere”, probabilmente legato alla presenza di una manifestazione di protesta di esuli cubani di fronte all’edificio in cui si sarebbe dovuto tenere l’incontro. Hanno partecipato alla protesta i membri della Coalizione “Democracia y Libertad”, “La Cruzada del Norte” e l’Alianza Iberoamericana Europea contro il Comunismo, tutti membri del Consiglio Cubano-Europeo. “La signora Mariella Castro non è persona grata per la dissidenza cubana in Italia, perché non è un esempio di diritti e tanto meno di democrazia”, ha sottolineato Bezze.

Giovedì 16 febbraio, la portavoce del gruppo dissidente “Cubanos en Genova”, Yaneisy Sanchez, ha informato la Bussola che Mariela Castro non si è nemmeno presentata all’incontro organizzato nella Biblioteca dell’Università di Genova. Venerdì 17 febbraio c’è stato il primo incontro pubblico nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Torino, ma sempre a porte chiuse. Hanno vietato l’ingresso ai rappresentanti della comunità venezuelana e cubana, nonostante le fotografie confermino che la sala non era al completo (vedere foto). Inoltre, martedì 21 febbraio i membri dell’associazione “Las Guerreras Cubanas”, insieme a boliviani e venezuelani, si sono concentrati in piazza Cavour per protestare contro la presenza della figlia di Raul Castro a Roma, ma anche loro con divieto di avvicinarsi all’Università Valdese.

“La Castro rappresenta il cancro che ha fatto metastasi in America Latina. È la figlia di uno dei più feroci dittatori della regione e rappresenta il genocidio che sta soffrendo il popolo cubano. È venuta in Italia per diffondere l’ideologia cubana, piena di menzogne,​​ perché in realtà al regime interessa solo il denaro. Abbasso la dittatura, non ci stancheremo di dirlo”, ha detto Kenia Rodriguez, membro di “Las Guerreras Cubanas”.

È evidente che il tour di Mariela Castro è stato blindato per garantire il racconto di un discorso unilaterale, senza possibilità di dibattito pubblico. Un grande paradosso parlare di “diritti umani” mentre si ha paura della stampa e del confronto con lo stesso popolo cubano che vive in libertà in Italia.

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