Maduro nel mirino della Corte Penale Internazionale
Quasi mille crimini contro l’umanità suddivisi in 11 tipi, dagli omicidi alle persecuzioni politiche, passando per torture, trattamenti crudeli e degradanti, stermini. Arriva alla Corte penale internazionale un altro dossier sul regime di Nicolas Maduro. Parla alla Bussola Orlando Viera-Blanco, avvocato e politologo venezuelano già ambasciatore in Canada, che ha seguito le indagini della Cpi per chiedere il processo per il dittatore latinoamericano.
MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
La notizia del mandato d’arresto nei confronti di Vladimir Putin da parte della Corte penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra è stata al centro delle polemiche perché la Russia non riconosce la giurisdizione della Cpi e di conseguenza la sua attuazione è improbabile. Tuttavia, gli analisti latinoamericani vedono la misura come un segno di speranza per il Venezuela, paese firmatario dello Statuto di Roma (strumento costitutivo della Corte Penale Internazionale) e con un’inchiesta aperta per crimini contro l’umanità.
“Il mandato di arresto emesso nei confronti di un Presidente di un paese del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è un precedente storico, prezioso, trascendentale della giustizia penale internazionale. Criminali contro l’umanità in Venezuela, guardatevi in quello specchio. La giustizia è lenta, ma arriva sempre”, ha scritto in un tweet Orlando Viera-Blanco, avvocato e politologo venezuelano.
Viera-Blanco è stato ambasciatore del Venezuela in Canada durante il governo ad interim di Juan Guaidó. La Bussola l’ha intervistato a Roma, pochi giorni dopo aver consegnato alla Corte penale internazionale quasi mille prove di crimini contro l’umanità commessi dal regime di Nicolas Maduro.
«Siamo stati presenti all’Aia per consegnare, in fase di indagine sulla situazione in Venezuela, quasi mille episodi di crimini contro l’umanità che sono stati perpetrati, al fine di facilitare il lavoro della Corte. Ciò contribuirà a rafforzare la fase investigativa per poi passare a un processo», ha affermato.
Queste dichiarazioni sono state rilasciate a Montecitorio, dopo l’incontro privato con il sottosegretario Andrea Del Mastro, una delle voci più dure contro il regime venezuelano in Italia. «Dobbiamo parlare di nuovo del Venezuela», ha detto il membro del governo che ha insistito sulla necessità di impedire la “normalizzazione” della dittatura venezuelana. «È necessario parlare di nuovo della Tumba, è necessario parlare delle persecuzioni politiche nei confronti degli oppositori. È necessario che la comunità internazionale accolga gli esuli e aiuti i venezuelani che resistono in patria. È necessario che la comunità internazionale, evidentemente impegnata su altri fronti, ogni tanto si ricordi che in Venezuela c’è chi combatte per la libertà della sua terra e merita solidarietà».
Riguardo alla Corte penale internazionale, Orlando Viera-Blanco ha spiegato che «la Camera Preliminare ha invitato i venezuelani vittime e le loro famiglie a esprimere le loro opinioni. E abbiamo avuto tempo fino al 7 marzo per presentare queste testimonianze», ha detto.
La Corte penale internazionale ha aperto le indagini contro il regime venezuelano il 3 novembre 2021 quando, dopo una visita di tre giorni nel Paese, il procuratore Karim Khan ha annunciato pubblicamente davanti al presidente Nicolás Maduro che avrebbe aperto un’indagine contro lo Stato venezuelano per presunti crimini contro l’umanità, a seguito della richiesta formulata da un gruppo di Stati aderenti allo Statuto di Roma (Argentina, Canada, Colombia, Cile, Paraguay e Perù), lo scorso 27 settembre 2018.
Allo stesso modo, la Missione investigativa internazionale indipendente delle Nazioni Unite sul Venezuela (FFMV, suo acronimo in inglese) ha presentato il suo terzo rapporto annuale nel settembre del 2022, in cui ha concluso che le agenzie di intelligence dello Stato venezuelano, che rispondono al dittatore Maduro, funzionano come strutture ben coordinate “nell’esecuzione di un piano orchestrato ai più alti livelli di governo per reprimere il dissenso attraverso crimini contro l’umanità».
Il rapporto ONU documenta 122 casi di vittime che sono state «sottoposte a tortura, violenza sessuale e/o altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti» perpetrati dalle forze della dittatura chavista dal 2014 a oggi. Inoltre, la Cpi ha nelle sue mani numerose denunce di organizzazioni nazionali e internazionali per la difesa dei diritti umani, tra cui Human Rights Watch e l’Organizzazione degli Stati americani (OSA).
Da sottolineare che Karim A. A. Khan, lo stesso procuratore che ha sorpreso con il mandato d’arresto contro Vladimir Putin, dovrà pronunciarsi sul caso Venezuela il 20 aprile, attraverso la pubblicazione di un rapporto che potrebbe contenere più di duemila testimonianze di vittime. Inizialmente la presentazione era prevista per il 30 marzo, ma la valanga di denunce pervenute ha costretto il tribunale ad autorizzare una proroga affinché si possano analizzare ed elaborare i moduli ricevuti.
Che tipo di denunce ha presentato alla Cpi?
Abbiamo gli 11 tipi di crimini contro l’umanità dell’articolo 7 dello Statuto di Roma. In Venezuela sono stati commessi praticamente tutti, ma soprattutto 7, riconducibili a omicidi, persecuzioni politiche, torture, trattamenti crudeli e degradanti, stermini. Perché non si tratta solo di torture, che sarebbero il crimine più orrendo, ma in Venezuela abbiamo anche pensionati e tante persone che soffrono la fame e che muoiono perché non hanno le risorse per nutrirsi o perché non hanno le medicine per curarsi.
Potrebbe spiegare alcuni dei crimini commessi in Venezuela?
Abbiamo ad esempio i reati di tortura e isolamento: sono torture davvero orribili, come mettere una persona per 48-72 ore in quella che viene chiamata ‘la casa dei sogni’, che è come una bara, assolutamente isolata o sottoporre un detenuto a un trattamento degradante o alla tomba, ad esempio, mettendolo a 3-4 piani sotto il livello stradale in assoluto isolamento e sotto freddo intenso. Infine, torture derivate da maltrattamento e mutilazione e torture psicologiche, che vengono descritte da testimoni o da parenti che ne sono venuti a conoscenza. Noto è il caso dell’ammiraglio Rafael Acosta Arévalo che è stato torturato ed è morto a seguito di quei pestaggi.
Secondo l’ultimo rapporto del Forum penale venezuelano del 13 marzo, attualmente ci sono 282 prigionieri politici in Venezuela. Inoltre, si è saputa la notizia dello sciopero della fame di 67 giorni condotto fino al 30 gennaio dal tenente colonnello Igbert Marín Chaparro, detenuto dal 2018 insieme ad altri militari, dopo l’accusa di cospirazione. Qual è la situazione di questi prigionieri?
Igbert Marín Chaparro è stato sottoposto a isolamento, in un luogo che tra l’altro non è il suo luogo di reclusione perché dovrebbe essere a Ramo Verde e si trova presso la sede della DGCIM. Parte della tortura consiste nel non poter vedere i propri parenti. Torture di vergognoso isolamento, dove non c’è rispetto per i diritti umani. Tortura è anche non avere un giudizio certo, essere sottoposti a continue incertezze, è svegliarsi senza speranza di giustizia. Questo è indubbiamente latente negli oltre 200 prigionieri politici che esistono nel Paese. Tutto questo è incluso nel materiale consegnato alla Cpi.