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Venezuela, per i vescovi non è più ora di dialogo

“Siamo venuti a implorare per il nostro popolo”, ha sottolineato il presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV), monsignor Diego Padron, dopo l’udienza privata con Papa Francesco. Durante 50 minuti, un po’ di più del tempo abituale, il consiglio direttivo della CEV, rappresentato da quattro vescovi e due cardinali, ha raccontato al pontefice argentino il dramma che si vive in Venezuela. “La gente soffre la fame, la mancanza di medicine, l’insicurezza. Da due mesi abbiamo continue manifestazioni, con 70 giovani morti in maniera violenta, conteggiati al momento della partenza da Caracas. Questo ci preoccupa moltissimo”, ha rimarcato.

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

In effetti i vescovi hanno consegnato al Santo Padre l’elenco delle persone uccise durante le manifestazioni. E non solo, hanno anche consegnato un corposo dossier di Caritas Venezuela sulla stato di nutrizione del venezuelano, molto compromessa a causa dell’assoluta scarsità del cibo e dell’alta inflazione (oltre il 700%) che mantiene la popolazione in ginocchio.  “Sono a conoscenza di tutti gli eventi che si verificano nel Paese”, ha risposto Papa Francesco durante l’incontro, secondo un comunicato pubblicato dalla CEV. Da parte della Santa Sede silenzio totale.

La denutrizione in Venezuela è arrivata a livelli di “crisi umanitaria”, ha allertato Caritas Venezuela. Ecco perché la CEV ha chiesto l’incontro urgente con Bergoglio e subito dopo i vescovi hanno avuto incontri con il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, e con membri di Caritas Internazionale. Da evidenziare che la delegazione è integrata dal presidente di Caritas America Latina, il vescovo di Barinas José Luis Azuaje (primo vice presidente della CEV) e dal presidente di Caritas Venezuela, il cardinale Baltazar Porras (arcivescovo di Mérida e presidente onorario della CEV). Assieme a loro il vescovo di San Cristobal, Mario Moronta Rodríguez (secondo vice presidente); il vescovo di San Felipe, Victor Hugo Basabe (segretario generale); e il cardinale Jorge Urosa Savino (presidente onorario della CEV).

La Nuova BQ ha avuto accesso al dossier di Caritas Venezuela. Nella popolazione venezuelana, un 11,4% soffre di malnutrizione infantile (dati di aprile 2017), con casi gravi di bambini che hanno perso circa il 60% del loro peso. E risulta molto allarmante se consideriamo che la denutrizione tende ad aumentare rapidamente (era di 8,9% a dicembre 2016 e di 10,2% a febbraio 2017). I più vulnerabili sono i bambini minori di due anni (45% dei malnutriti). Una situazione di “crisi” per gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Una cifra agganciante: l’82% della popolazione del Venezuela si trova in situazione di insicurezza alimentare. Cosa significa? Che l’82% dei venezuelani si priva di cibo tre volte al giorno o si trova in emergenza, al punto da vendere i beni familiari per riuscire a mangiare. Peraltro l’accesso all’acqua è precario: ad esempio, a Caracas solo un 50% delle famiglie ricevono l’acqua almeno tre volte a settimana, nel resto del Paese avere l’acqua a casa è diventato un lusso.

A complicare la terribile situazione c’è la violenza governativa. La Nuova BQ ha intervistato il presidente della CEV, Mons. Diego Padron, che ha elencato le sue preoccupazioni: “La feroce repressione del governo è insostenibile, attaccano ogni dissidenza, direttamente per uccidere chi si oppone. E noi (l’episcopato) stiamo vivendo la stessa tragedia che vive il popolo. Perché? Anche noi abbiamo scarsità di cibo, di medicinali e siamo vittime della criminalità”. Da ricordare che oltre ai morti a conseguenza della repressione durante le proteste, in Venezuela si registrano circa 29mila morti all’anno per la delinquenza incontrollata.

Si può ancora parlare di dialogo in Venezuela? Con queste condizioni di vita “non c’è possibilità di dialogo”, ha ribadito Mons. Padron e ha ricordato le richieste concrete elencate dal cardinale Pietro Parolin a dicembre 2016, mai rispettate dal governo di Maduro: l’apertura dei canali umanitari, il riconoscimento del Parlamento, il rilascio dei prigionieri politici e un processo elettorale.

Ma cosa potrebbe fare il Papa? “Il problema venezuelano non è limitata ai confini del Paese, perché Maduro è sostenuto da paesi alleati come Russia, Iran, Cina, Sudafrica, perfino Cuba. Non possiamo dire a Papa Francesco cosa deve o non deve fare, ma siamo convinti che il Papa ci può aiutare a livello internazionale”, ha concluso. Intanto la Caritas Internazionale si è attivata per il Venezuela.

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