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La pace fallita in Colombia. I terroristi rossi non hanno mai deposto le armi

Luciano Marin, uno dei principali leader delle Farc, ha annunciato che la lotta continua. E che il suo gruppo armato non ha neppure mai deposto le armi. Il movimento marxista insurrezionale della Colombia, che combatte da mezzo secolo una dura guerra civile, si ritiene vivo e attivo. Queste dichiarazioni, che hanno fatto scalpore in America Latina, sono il segno che la pace mediata dal Papa all’Avana è fallita. E le vittime dei crimini delle Farc non hanno avuto giustizia.

DE MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

Lo stesso Luciano Marin, alias “Iván Márquez”, il numero due delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha aperto gli occhi al mondo: con un video di 32 minuti diffuso su Youtube, il capo della delegazione alle trattative di pace promosse da Papa Francesco all’Avana, ha confermato che il gruppo guerrigliero non ha mai lasciato le armi perché “non siamo mai stati sconfitti e vinti ideologicamente”, sottolineando che “per questo, la lotta continua”.

Dopo un anno di anonimato è riapparso l’ex negoziatore degli accordi di pacesanciti tra le Farc e il governo di Juan Manuel Santos, il 24 novembre 2016. Accanto a lui c’erano i capi guerriglieri Seuxis Paucías Hernández, alias “Jesús Santrich”, segnalato dalla DEA per traffico di droga; e Hernán Darío Velásquez, noto come “el Paisa”, che in passato guidava una delle strutture più sanguinose dell’insurrezione. “È partita la seconda Marquetalia”,ha detto Márquez, ricordando la città natale delle Farc più di mezzo secolo fa. Insieme a loro, una ventina di uomini vestiti da militari, armati con fucili automatici.

È stato uno schianto contro la realtà. Con le dichiarazioni di Marquez è confermata la denuncia fatta dalla Fondazione Pace e Riconciliazione (Pares), il giorno precedente alla diffusione del video: gruppi dissidenti delle Farc operano in 85 comuni colombiani, raggruppati in 23 strutture che hanno 1.800 guerriglieri e oltre 300 nuove reclute. Tutti sotto il comando di Iván Márquez, Jesús Santrich e gli 11 comandanti che si sono ritirati dall’accordo di pace nell’ultimo anno.

Inoltre, “Le Farc sono il più grande cartello di droga del mondo”. Lo ha detto l’ex presidente Andrés Pastrana lo scorso 6 luglio al giornale colombiano El Espectador. Ha affermato che Juan Manuel Santos ha lasciato il Paese con “300mila ettari di coca”, ricordando che nel suo governo il “Plan Colombia” aveva diminuito le coltivazioni a 40mila ettari. Di conseguenza, “il presidente Duque ha dovuto combattere le Farc, tra altri gruppi guerriglieri, tutti finanziati con le risorse del traffico di droga. E oggi esiste un territorio assolutamente controllato dal traffico di droga”. Secondo Pastrana, con la firma degli accordi la pace non è mai arrivata in Colombia e dopo quasi tre anni il Paese si ritrova con le FARC armate, alcuni capi inseriti nella politica, con un boom di coltivazioni di coca e varie organizzazioni armate e rafforzate in tutto il territorio. “Sfide che il presidente Iván Duque ha dovuto affrontare”, ha detto.

La pace non è mai arrivata. Christoph Harnisch, a capo della delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa in Colombia, aveva confermato recentemente che esiste un interesse politico di proiettare un’immagine di “Paese in pace”, ma la realtà mostra qualcos’altro. Harnisch ha affermato al giornale spagnolo El País che oggi ci sono 5 conflitti armati in Colombia: “Ci sono intimidazioni, minacce, limitazione della mobilità, dispositivi esplosivi improvvisati e scontri… Vediamo con preoccupazione lo spostamento di persone a causa delle minacce. Sono le stesse violazioni di diritti umani del passato”. E secondo Harnisch ancora non si hanno notizie degli 80 mila dispersi precedenti alla firma degli accordi e le sparizioni forzate a causa del conflitto armato non si sono fermate, perché una persona scompare ogni quattro giorni.  

Ora l‘alleanza tra le Farc e l’Esercito di liberazione nazionale (ELN) è imminente. “Cercheremo di coordinare gli sforzi con i guerriglieri ELN e con quei compagni che non hanno piegato le loro bandiere”, ha detto Marquez nel video. Secondo lui parlava dal fiume Inírida, nella regione amazzonica del sud-est della Colombia, vicino ai confini con Venezuela e Brasile. Tuttavia, vari osservatori e informazioni di intelligence suggeriscono che i guerriglieri si trovano in territorio venezuelano.

La Nuova BQ aveva già anticipato: gli accordi di pace aiutano solo i terroristi. Mentre l’ex presidente Juan Manuel Santos riceveva il Premio Nobel per la Pace, le Farc e l’ELN si sono riorganizzati e hanno occupato il territorio venezuelano, sotto la protezione de regime di Nicolas Maduro. L’aveva denunciato il direttore della fondazione colombiana Redes (Fundaredes) attraverso un completo rapporto che conferma l’occupazione guerrigliera in 14 dei 24 stati del Paese. E perfino il presidente della Colombia, Ivan Duque, aveva lanciato l’allarme lo scorso luglio: in Venezuela “ci sono i leader dell’ELN e ci sono alcuni dei leader delle FARC, e non c’è dubbio che anche Santrich sia protetto da quel regime dittatoriale», ha detto durante la sua visita ufficiale alla Cina. “E non solo: (Chavez e Maduro) hanno ospitato terroristi colombiani da tanti anni, è un’ulteriore conferma che il Venezuela è un santuario per terroristi e trafficanti di droga”, ha sottolineato.

“In due anni, più di 500 leader del movimento sociale (ex guerriglieri) sono stati uccisi e 150 guerriglieri sono morti davanti all’indifferenza e l’indolenza dello Stato”, ha dichiarato Márquez nella registrazione, per giustificare la sua disobbedienza armata. Invece, cinquantadue anni di conflitto armato in Colombia hanno lasciato oltre 220.000 morti e milioni di vittime, che non hanno visto garantita la giustizia attraverso gli accordi. Ecco perché in Colombia “non vi è stato alcun processo di pace, ma un perdono per i responsabili di crimini atroci a costi istituzionali elevati”, ha scritto l’ex presidente Alvaro Uribe su Twitter, dopo la notizia del video di Marquez.

Dunque, i colombiani non si sono sbagliati, quando hanno respinto gli accordi di pace nel plebiscito del 2 ottobre 2016. In tutto ciò, la maggioranza nel Parlamento controllata da Juan Manuel Santos ha calpestato la volontà del popolo dando sostegno alla firma tra Santos e Timochenko, ex capo del gruppo guerrigliero, oggi leader del partito Farc. Non a caso, oggi il 68% della popolazione ritiene che gli accordi di pace con le FARC stiano andando fuori strada (sondaggio Gallup). 

“Non c’è pace senza giustizia”, parole sante di Papa Giovanni Paolo II.

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