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San Salomone Leclercq. Il primo miracolo nel Venezuela

img-_innerart-_solomonIl miracolo che ha reso possibile la canonizzazione di San Salomone Leclercq viene dal Venezuela. I membri della “Casa Hogar Santa Maria Goretti”, una casa di accoglienza dei bambini a rischio, non potranno dimenticare mai il 7 settembre 2007. «Era il giorno dell’anniversario della congregazione e la sorella Karina ci chiamò per dirci che Maria Alejandra era stata morsa da un serpente velenoso, la diagnosi era l’amputazione della gamba o la morte. La bambina aveva solo 5 anni e da 2 anni era ospite nella nostra casa. La notizia ci ha terrorizzato», ha ricordato con le lacrime agli occhi la Madre Fatima, Superiora Generale delle Serve del Santissimo Sacramento, congregazione che insieme al gruppo di laici “Asoprogar” gestisce l’orfanatrofio che si trova a “El Hatillo”, una zona rurale della periferia di Caracas.

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

Miracolosamente la guarigione è avvenuta in quattro giorni, quando si pensava che tutto fosse perduto. Ma come è stato possibile? Le sorelle della Congregazione, i membri di “Asoprogar”, i bambini dell’orfanatrofio, gli “Athletae Chisti”, i residenti della zona e i parrocchiani di Santa Rosalia di Palermo si sono uniti in una intensa giornata di preghiera per chiedere l’intercessione del Beato Salomone Leclercq. Yasnalla Oropeza, un assistente sociale dell’associazione, ha riferito al giornale venezuelano El Nacional che inizialmente non si sapeva cosa avesse morso Maria Alejandra. “È stata portata in un vicino ambulatorio dove ha ricevuto antibiotici, ma la gamba della ragazza era diventata molto gonfia e viola. Condotta dopo in ospedale, hanno scoperto che era stata morsa da un serpente ferro di lancia venezuelano. Non capivano come fosse ancora in vita”. Il serpente ferro di lancia venezuelano, conosciuto nel paese come “tigre mariposa”, è tra i rettili con il veleno più letale al mondo.

Ora Maria Alejandra Hernández D’Agnese ha 14 anni e gode di ottima salute. Domenica 16 ottobre è stata in Piazza San Pietro per ricevere la benedizione del Papa, durante la messa di canonizzazione di sette nuovi santi. Oltre al martire francese Solomone Leclercq, sono stati canonizzati due latinoamericani: José Sánchez del Río (Messico) e José Gabriel del Rosario Brochero (Argentina). Con loro Manuel González García (Spagna), Lodovico Pavoni (Italia), Alfonso Maria Fusco (Italia) e Isabel della Santissima Trinità (Francia).

La devozione a San Salomone Leclercq era stata introdotta da Mons. Rafael Febres-Cordero, vescovo di Caracas e principale promotore della catena di preghiera che ha reso possibile il miracolo di Maria Alejandra. La presidentessa del Consiglio Nazionale dei Laici Venezuelani e sorella del prelato, Maria Elena Febres-Cordero, ha reso nota la profonda allegria che ha vissuto il vescovo quando ha saputo che la bambina era sopravvissuta. “Rafael è un uomo con una profonda spiritualità. Abbiamo fatto una vigilia e una messa di lode. Dopo ha deciso di presentare il caso ai fratelli Lasalliani a Roma”, ha spiegato. Così Rodolfo Meoli è diventato il postulatore generale del miracolo presso la Congregazione delle Cause dei Santi.

Il caso è stato avviato nel 2009 con una consultazione preliminare che è durata fino alla fine dell’anno 2010, quando è partito il processo diocesano a Caracas. L’indagine è durata nove mesi, da gennaio a settembre 2011. In seguito il caso è stato presentato alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma. E durante il Concistoro ordinario pubblico dello scorso 20 giugno, Papa Francesco ha annunciato la canonizzazione del Beato Fratello Salomone Leclercq. Quando Mons. Febres-Cordero ha saputo la notizia “non poteva parlare dall’emozione”, ha affermato sua sorella, sottolineando che, come penitenza di ringraziamento per la grazia ricevuta, “ha deciso non viaggiare a Roma e di rinunciare alla grande gioia della sua presenza alla canonizzazione”.

Questo caso è senza precedenti nella storia della Chiesa venezuelana. Il vice postulatore Santiago Uson Ramirez, un ex studente lasallista, ha riconosciuto essere “la prima volta che dal Venezuela viene seguito un miracolo di canonizzazione, trattandosi anche del primo miracolo dell’Arcidiocesi di Caracas. Un’esperienza che potrebbe aprire la strada ad altre cause, come quella del venerabile José Gregorio Hernández”. Da evidenziare che José Gregorio Hernández non è stato ancora beatificato per mancanza di un miracolo documentato, ma potrebbe ricevere una canonizzazione equipollente per la sua grande fama di santità nel Paese.

Forse lo sguardo divino si è finalmente soffermato sul Venezuela. I membri di Asoprogar vivono questo miracolo come una benedizione ricevuta per il lavoro sociale che fanno con tanto sacrificio da quasi 30 anni: in un paese in grave crisi economica, quest’associazione porta avanti due case che assistono 22 bambini, tra cui Maria Alejandra. Il presidente Juan Carlos Zambrano ha detto che, nonostante le difficoltà, riescono ad andare avanti con le poche collaborazioni di amici venezuelani che hanno dovuto lasciare il paese scappando della crisi. “Questo miracolo è un segno che Dio è con noi”.

Un miracolo che nel contesto venezuelano è visto come un segno di risurrezione. La Madre Fatima ha infine evidenziato che “Dio protegge i più fragili e noi stessi siamo la prova del fatto che insieme si può risolvere tutto. Qui non ci sono protagonisti, ognuno ha fatto qualcosa. Credo che l’invito sia quello di fare al meglio ciò che dobbiamo fare, con fede in Dio e senza dubitare, perché il bene vince sempre. Per noi è un segno di resurrezione, anche se tutto sembra perduto, tutto può essere superato”.

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