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Rifugiati venezuelani, un esodo che non fa notizia

L’argomento Venezuela è scomparso un’altra volta dai telegiornali italiani. Purtroppo, la crisi del Paese sudamericano per mancanza di cibo, medicine e servizi essenziali è diventata normalità. Nemmeno interessano gli 80.000 venezuelani che ogni giorno attraversano il confine, fuggendo dal socialismo del XXI secolo incarnato da Nicolas Maduro.

Di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

L’argomento Venezuela è scomparso un’altra volta dai telegiornali italiani. Purtroppo, la crisi del Paese sudamericano per mancanza di cibo, medicine e servizi essenziali è diventata normalità. Non fa nemmeno notizia l’esodo di massa che continua a svuotare il Paese ogni giorno: 80.000 venezuelani attraversano quotidianamente il confine con la Colombia e, secondo un recente rapporto dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), più di 80 venezuelani sono morti o scomparsi negli ultimi due mesi, dopo essersi imbarcati sui gommoni nel tentativo di fuggire verso le isole dei Caraibi.

Si tratta dell’esodo più grande nella storia dell’America Latina. Lo ha confermato il rapporto dell’Acnur, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati. Sono più di 4 milioni i venezuelani che hanno abbandonato impauriti il Socialismo del XXI secolo e questo soltanto tra il 2014 e il 2018. Ma la cifra potrebbe essere drammaticamente superiore, se consideriamo che non conta i venezuelani senza status migratorio regolare e neanche quelli con doppia cittadinanza (un numero molto alto per un Paese che in passato ha accolto migliaia di migranti), il che dimostra che l’esodo non si è mai fermato, neppure con il blocco delle frontiere (da febbraio a maggio) per ordine del dittatore Nicolas Maduro.

E di questi 4 milioni di venezuelani, 3.2 milioni si sono rifugiati in America Latina e nei Caraibi. Ecco perché l’ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Rogelio Pfirter, ha parlato del Venezuela nell’incontro sui “Migranti e rifugiati”, promosso dalla stessa ambasciata lo scorso mercoledì 19 giugno nella sede di Radio Vaticana. È un “vero e proprio dramma umanitario”, ha sottolineato l’ambasciatore, aggiungendo che recentemente l’Argentina ha concesso 150.000 permessi di soggiorno per dare accoglienza ai venezuelani. “Sono state, inoltre, adottate delle misure per agevolare i venezuelani nelle pratiche nell’ottenimento dei permessi, per regolarizzare la loro situazione migratoria, accelerare la convalidazione di titoli emessi dalle competenti autorità venezuelane e promuovere l’inserimento sociale nella comunità che li accoglie”. Un’azione che manca completamente in seno al governo italiano, che guarda dall’altra parte ogni volta che si deve affrontare l’argomento venezuelano.

Dunque, secondo l’Acnur, più del 10% della popolazione è scappata dal Venezuela. C’erano 31.028.637 abitanti nell’ultimo censimento del 2011, ma se andiamo a vedere l’esodo dall’inizio della cosiddetta “rivoluzione” di Hugo Chavez nel 1999, allora il numero potrebbe essere davvero spaventoso. Tuttavia, sorge una domanda: perché scappano i venezuelani? Per le conseguenze del fallimento di un intero Paese, distrutto dall’imposizione di un sistema statalista, totalitarista, in nome del “Socialismo del XXI Secolo”.

La crisi umanitaria e la violenza sono le minacce più devastanti nella società. Secondo un rapporto realizzato da 11 organizzazioni no profit dedite alla difesa del diritto alla salute dei venezuelani, da tre anni 18.7 milioni di persone non hanno garanzie di accesso alla diagnosi o al trattamento medico. Tra queste, 7.4 milioni di ipertesi, 2.4 milioni di diabetici, 6 milioni con infezioni respiratorie acute (il 42% sotto i cinque anni). Più di 300.000 persone con diverse patologie croniche sono a rischio di morte perché non ricevono le loro medicine; ottomila donne hanno il cancro al seno, 13.000 un linfoma, 2.700 la sclerosi multipla, 200 soffrono di ipertensione polmonare e, tra le altre patologie, hanno subìto danni alla loro salute e sono in pericolo di vita. Inoltre, le probabilità di sopravvivenza per le 140.000 persone malate di cancro e per le più di 300.000 con gravi patologie cardiache sono quasi nulle.

Al tempo stesso, l’orrore è diventato politica di Stato. Solo durante il governo di Maduro, delfino di Chávez, si sono contati più di 15.000 arresti per motivi politici; oltre la metà di loro sconta ancora misure cautelari, secondo dati del Foro Penal Venezolano, organizzazione dedicata alla difesa gratuita delle vittime di persecuzione per motivi politici in Venezuela. L’Organizzazione di Stati Americani (Osa) ha consegnato alla Corte penale internazionale un grosso fascicolo con 576 denunce di tortura e 200 morti, come conseguenza dell’azione repressiva del regime durante le proteste antigovernative avvenute dal 2014 al 2017. E, al momento dell’arrivo dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, il direttore del Foro Penal Venezolano ha denunciato su Twitter che ci sono 693 prigionieri politici.

A tutto questo si aggiunge uno stipendio minimo di circa sei dollari al mese. Il 90 per cento dei venezuelani è privo del reddito sufficiente per comprare il cibo e ha un’aspettativa di vita che si è ridotta di 3,5 anni. Di fronte a questo “tempo di angoscia”, c’è chi scappa come può ma c’è anche chi decide di mettere fine alla propria vita; ciò significa che il numero di suicidi si è quadruplicato dall’arrivo di Chávez nel 1999, trasformando il Venezuela nel Paese con il più alto tasso di suicidi al mondo. Lo ha confermato il sociologo Roberto Briceño León, direttore dell’Ovv: “Prima del chavismo, il tasso di suicidio si attestava tra le quattro e le cinque persone ogni 100.000 abitanti. A partire dal 2015 i suicidi sono saliti alle stelle, in media diciannove persone ogni 100.000 abitanti”.

Una crisi degna di essere ricordata nel contesto della Giornata Mondiale dei Rifugiati. E non solo. Una crisi che deve essere approfondita proprio per capire come i socialisti-comunisti e il crimine organizzato possano sequestrare un intero popolo fino a portarlo al fallimento. Di questo si parlerà giovedì 27 giugno a Milano, durante la presentazione del libro Venezuela, l’Eden del diavolo (presso l’Hernandez Art Gallery, in via Copernico 8). Un’occasione unica per conoscere l’angoscia di un popolo di maggioranza cattolica attraverso le testimonianze dei suoi Pastori, raccolte in questo nuovissimo libro edito da Infinito Edizioni e disponibile in libreria dall’11 luglio.

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