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Emergenza democratica, tutti contro Maduro

img-_innerArt-_venezuela-IIFinalmente gli occhi del mondo sono puntati sul Venezuela. Con un rapporto di 132 pagine presentato il 31 maggio scorso, il Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro, ha chiesto la convocazione del Consiglio Permanente degli Stati membri dell’Osa per valutare la crisi venezuelana e determinare se effettivamente la sua democrazia è stata violata.

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

Una mossa senza precedenti: per la prima volta nella storiadell’Osa, si discuterà la possibile attivazione della “Carta Democratica” (meccanismo dell’OSA a tutela delle garanzie democratiche fondamentali) e l’esclusione del paese dalla principale coalizione della regione, che comprende i 35 stati indipendenti delle Americhe. Oggi Cuba è l’unico paese escluso (dall’anno 1962), per i suoi vincoli con i paesi comunisti durante i tempi della guerra fredda.

«Oggi più che mai è urgente fissare una data per affrontare il caso venezuelano», ha detto il capodell’Osa ieri mattina sul suo twitter, visto che la sua richiesta ancora attende una risposta dal presidente del Consiglio Permanente, l’ambasciatore argentino Juan Jose Arcuri. La sessione convocata da Almagro per l’attivazione della “Carta Democratica” dovrebbe realizzarsi tra il 10 e il 20 giugno e sarebbe una sessione straordinaria diversa dal dibattito di mercoledì scorso.

Le crepe sono evidenti nella regione. Nonostante la velata contrarietà al regime di Maduro,stranamente l’Argentina ha tentato di sostenere all’interno dell’Osa un’alternativa volta a promuovere un dialogo tra governo e opposizione, condotta sotto l’osservazione dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasud), Paesi perlopiù alleati di Maduro. Un’iniziativa che evidentemente ha l’obbiettivo di soddisfare i desideri del presidente venezuelano di evitare che la crisi del Venezuela sia affrontata attraverso gli strumenti della “Carta Democratica”.

Le parole di Maduro sono state abbastanza chiare: «Il signore Almagro si può infilare la sua Cartademocratica in quel posto… invoco una ribellione nazionale contro le minacce internazionali». È evidente che non è possibile dialogare con chi non vuole dialogare, come succede in tutti i regimi dittatoriali. Almagro, invece ha messo la lente di ingrandimento sulla «alterazione dell’ordine costituzionale», che colpisce «gravemente la democrazia» in Venezuela. Ma non solo, ha passato in rassegna la grave situazione economica, ed umanitaria che sta portando il Paese sull’orlo del caos totale.

Come affrontare la crisi venezuelana? Il segretario generale dell’Osa ha anche fatto una serie diraccomandazioni nella sua relazione: accettazione di aiuti umanitari internazionali per affrontare la carenza di cibo e medicine, realizzazione del referendum abrogrativo del mandato del presidente entro la fine dell’anno 2016 (come stabilito dalla Costituzione venezuelana), rilascio immediato dei prigionieri politici (ad oggi più di 70 persone), sblocco delle leggi approvate dall’Assemblea Nazionale, e intervento dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Il rapporto di Luis Almagro scatta una drammatica radiografia del Venezuela: inflazione del 700%, deficit fiscale del 17% del pil, mancanza di medicinali oltre l’80%, 85.3% della popolazione soffre di denutrizione, nell’anno 2015 la povertà ha raggiunto il 76%, mentre il tasso di omicidi si attestava intorno a 90 persone uccise ogni 100 mila abitanti. Una situazione, che insieme alla crisi politica per lo scontro continuo tra governo e opposizione, merita senza dubbio un intervento immediato dell’Osa, prima che si verifichi un’esplosione sociale con conseguenze inimmaginabili. L’augurio dei venezuelani è che, per una volta, la situazione umanitaria abbia più peso nella bilancia degli interessi politici della regione. La vita di milioni di venezuelani dipendono dal buonsenso internazionale.

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