Il bolivar digitale non ferma l’inflazione in Venezuela
È entrata in vigore la nuova riconversione monetaria in Venezuela, con la quale il regime di Nicolás Maduro ha tolto sei zeri alla moneta per cercare di semplificare le transazioni. Le transizioni sono solo digitali, perché la banca centrale non può permettersi di stampare altre banconote. E i venezuelani hanno un potere d’acquisto sempre inferiore.
MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Il 1° ottobre 2021 è entrata in vigore la nuova riconversione monetaria in Venezuela, con la quale il regime di Nicolás Maduro ha tolto sei zeri alla moneta per cercare di semplificare ancora una volta le transazioni nel Paese con la più grande iperinflazione mondiale. È la terza conversione di valuta in tredici anni, “pertanto i venezuelani hanno già una quarta moneta in soli tredici anni. Prima il bolivar, poi il bolivar forte, poi il bolivar sovrano e ora il bolivar digitale, e niente di tutto questo ha risolto il problema profondo della perdita di valore della moneta. Si tratta semplicemente di trucchi che non risolvono il problema di fondo”, ha spiegato l’economista Ángel Alvarado, anche membro dell’organizzazione no profit “Osservatorio venezuelano delle finanze”.
Per scoprire come il venezuelano viva questa nuova riconversione,la Bussola ha girato per le strade di Caracas e ha potuto verificare che il nuovo conio monetario è inesistente. Lo ha confermato il commerciante José Luis Villalba: “La riconversione monetaria praticamente non si vede, cioè la moneta scarseggia, si fanno i pagamenti con il bancomat, spicca il dollaro e parte della moneta precedente”, ha detto a poco più di un mese dall’entrata in vigore della nuova moneta.
Ma il bolivar è davvero una moneta digitale? La risposta è no. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nel 2013 ha definito le valute digitali come “un mezzo di scambio che funziona come valuta in alcuni ambiti ma non ha tutti gli attributi della valuta reale”, come la criptovaluta, ad esempio. Al contrario il bolivar digitale è semplicemente il bolivar tradizionale, dal quale la Banca Centrale del Venezuela ha tolto 14 zeri negli ultimi 13 anni, cioè il nome del nuovo conio monetario è una bufala che genera solo confusione tra i venezuelani e cerca di giustificare l’incapacità del Paese di stampare le proprie banconote. Per questa ragione i venezuelani sono obbligati a utilizzare transazioni digitali con il bancomat.
Da quando è stata introdotta la nuova valuta, ha solo perso valore:“a più di un mese dalla riconversione monetaria, la moneta ha perso l’8% del suo valore solo nel mese di ottobre”, ha affermato l’economista Ángel Alvarado. Ha assicurato che “il problema non è cambiare il nome della moneta ma risolvere la profonda crisi fiscale che è all’origine del finanziamento monetario del deficit, che è ciò che genera inflazione e iperinflazione. Questo ha generato un rifiuto della moneta, un rifiuto del bolivar, e quindi la dollarizzazione dell’economia venezuelana che è in aumento”.
Wilfrank Ferrer ha un piccolo negozio di prodotti alimentari e ha confermato che con la riconversione “c’è stato un aumento di tutta la merce. La carne, i salumi, tutto è aumentato. Ovviamente per questo non c’è stabilità economica, perché ogni volta che tolgono gli zeri alla moneta la merce sale sempre”. Anche Ana Díaz ha notato l’aumento dei prezzi in pescheria: “Dopo la riconversione si è verificato l’arrotondamento in molti importi, cosa che ha aumentato ancora di più l’inflazione”, ha affermato.
Il risultato è la riduzione del già impoverito potere d’acquisto del venezuelano, “perché quando le cose salgono di prezzo, il tuo stipendio rimane lo stesso e quando vai a comprare un chilo di farina che valeva 0,80 a un dollaro o a 4 bolivar digitali, come si fa? Diventa più difficile perché lo stipendio è sempre lo stesso”, ha detto il macellaio Ignacio Fajardo.
Allora come sopravvive il venezuelano? “Il venezuelano ha dollarizzato i suoi acquisti, le sue entrate, i suoi stipendi; ovviamente non tutti lo hanno fatto con lo stesso successo. Ci sono persone che ancora ricevono il loro stipendio in bolivar, per quello la povertà ha superato il 90%”, ha assicurato Alvarado. Tra i più poveri ci sono i pensionati, come Teresa de Acosta, che deve sopravvivere con soli sette bolivar digitali al mese (quindi con 1,4 dollaro al mese). “I sette milioni che ci danno della pensione non servono a niente”, ha affermato.
Con un’economia dollarizzata e una falsa valuta digitale, i venezuelani sono ancora più poveri; ecco il risultato del Socialismo del XXI Secolo. “Il Venezuela è passato dall’essere la quarta economia della regione e il Paese con il maggior reddito pro capite dell’America Latina a essere un Paese con un’economia molto più piccola, il 20% di quella che era circa sette anni fa, e un reddito pro capite simile a un Paese africano e non dell’America Latina”, ha concluso l’economista Ángel Alvarado.
FONTE: Il bolivar digitale non ferma l’inflazione in Venezuela – La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it)