Italiani stranieri in patria
Vizi e virtù dell’Italia, raccontati da giornalisti stranieri o, come in questo caso, migranti di ritorno, che ormai da anni vivono nel Belpaese
Di Marinellys Tremamunno
Come quasi tutte le domeniche, lo scorso 29 settembre ho seguito le parole di Papa Francesco. Un compito obbligatorio per una giornalista vaticanista come me. Ma questa volta non era una domenica qualunque, era la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, per cui il Santo Padre ha dedicato la Messa ai migranti protagonisti dei viaggi della disperazione nel Mediterraneo. E, vedendo la varietà di colori e di razze riunite in piazza San Pietro, non ho potuto evitare di commuovermi. Ho ricordato il mio Paese di origine, il Venezuela. Un Paese che per anni è stato esempio di accoglienza e di integrazione, dopo aver aperto le proprie frontiere a migranti di tutto il mondo. Oggi, invece, mi trovo in Italia. Sono italiana per discendenza ma, nonostante il mio sangue italiano e tanti anni di residenza in Italia, sono ancora quella straniera arrivata nel 2009, la venezuelana. Perché? È evidente in ogni saluto quotidiano: di dove sei? Anche voi mangiate la pasta? Parli portoghese? Sono le domande inevitabili. “Non parlo portoghese, parlo italiano e al massimo spagnolo, sono italiana anch’io!”, rispondo a volte con certo fastidio. Normale dopo dieci anni passati a spiegare sempre le stesse cose: sono italo-venezuelana. Cioè? Sono discendente di quelli italiani che sono emigrati dall’Italia nel Dopoguerra, sono una migrante di ritorno. Sono parte di una migrazione che purtroppo non fa notizia, di una migrazione quasi sotterranea, quella degli italo-venezuelani. In modo non troppo diverso da chi attraversa il mare, scappiamo disperatamente dalla dittatura e dalla fame. Oggi, con nostalgia, ricordo la mia infanzia in Venezuela: ricordo le orecchiette e i cavatelli della mia nonna pugliese, le cartellate di Natale. Ironicamente, sono i sapori della Puglia che mi fanno viaggiare alla mia Venezuela, dove una volta sognavo un’Italia che sentivo mia. Oggi sono in Italia ma sono la straniera, la venezuelana che per alcuni parla portoghese.
Articolo pubblicato su MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO – Novembre, 2019