Le dimissioni del governatore Ricardo Rosselló non fermano le proteste in una crisi senza precedenti per questo territorio non incorporato dagli Usa. Quarant’anni di declino economico dovuto alla crescente corruzione e culminato in una crisi istituzionale. L’appello dei vescovi.
Di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Ricardo Rosselló è il primo governatore di Porto Rico a dimettersi dall’incarico. “Con distacco, annuncio che mi dimetterò dalla carica di governatore, decisione che entrerà in vigore venerdì 2 agosto 2019”, ha detto in un videomessaggio mercoledì 24 luglio. Dopo l’annuncio, migliaia di persone in piazza sono scoppiate di gioia urlando lo slogan “Ricky ti buttiamo via”. La sua rinuncia è il risultato di 12 giorni di manifestazioni senza precedenti nella storia dell’isola.
La crisi è scoppiata dopo il “chatgate”. Le proteste sono partite dopo che il Centro di Giornalismo Investigativo di Porto Rico ha pubblicato 900 pagine di messaggi privati scambiati sulla piattaforma Telegram, in cui Rosselló e la sua intima cerchia di collaboratori (tutti uomini) hanno fatto commenti offensivi contro oppositori politici, cantanti e giornalisti. Hanno anche fatto commenti provocatori sulle vittime dell’uragano Maria che ha devastato Porto Rico nel 2017 e ha causato oltre 4.600 vittime, secondo uno studio dell’Università di Harvard.
La sua amministrazione era nel mirino dell’FBI per corruzione. Il “chatgate” è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo scorso 10 luglio sei persone collegate al governo di Rossellò sono state arrestate con l’accusa di frode federale: tra queste Julia Keleher, ex segretaria del dipartimento di Istruzione di Porto Rico, e Fernando Scherrer, presidente di BDO Porto Rico, una società che ha diversi contratti con agenzie governative. Secondo la stampa locale, l’FBI indaga sui contratti affidati dai dipartimenti di Istruzione, delle Finanze e dall’Ases (Amministrazione delle Assicurazioni della Salute) alla società BDO Porto Rico.
Donald Trump aveva messo in guardia sul problema della corruzione. “Molte cose brutte stanno accadendo a Porto Rico. Il governatore è sotto assedio, il sindaco di San Juan è una persona spregevole e incompetente, di cui non mi fiderei in nessuna circostanza, e il Congresso degli Stati Uniti ha follemente offerto 92 miliardi di dollari per aiutare i soccorsi dopo l’uragano, molti dei quali sono stati sprecati per non essere mai più visti”, ha scritto su Twitter il 18 luglio, mentre i portoricani erano in piazza. “Conosco bene i portoricani e sono fantastici ma gran parte della loro leadership è corrotta e stanno derubando il governo degli Stati Uniti!”, ha proseguito.
Ma le polemiche non finiscono con la rinuncia di Rossellò. Secondo la costituzione dell’isola, il primo nella linea di successione se il governatore si dimette dall’incarico è il segretario di Stato. Tuttavia, il segretario Luis Rivera Marín è uno dei 12 uomini che hanno partecipato alla conversazione trapelata e si è dimesso il 13 luglio nel mezzo dello scandalo. Ora la poltrona di governatore verrà occupata, in via eccezionale, dall’attuale ministro della Giustizia, Wanda Vazquez Garced, una ex procuratrice di 59 anni, già criticata in passato per le sue obiezioni di fronte alle inchieste anticorruzione contro il governatore. Le manifestazioni proseguiranno nei prossimi giorni contro Wanda Vazquez e alcuni esperti pensano che non riuscirà ad assumere l’incarico.
Il Porto Rico di oggi è un territorio non incorporato dagli USA. Ha una propria autonomia di governo ma non è completamente indipendente né è uno Stato degli Stati Uniti d’America. Chi nasce nell’isola ha la cittadinanza americana, ma non può votare per il presidente degli Stati Uniti e nemmeno per il Parlamento. “Ciò consente al Congresso degli Stati Uniti di prendere decisioni su di noi, consapevoli che non avranno conseguenze sul loro futuro politico”, ha affermato alla Nuova BQ il presidente del Senato di Porto Rico, Thomas Rivera Schatz, sottolineando che esiste una disparità di trattamento tra i cittadini che vivono sull’isola e quelli che risiedono in altri stati. Non a caso il 6% della popolazione dell’isola (circa 184.000 persone) è emigrata verso altri stati americani dopo l’uragano Maria, secondo dati ufficiali.
È il più grave fallimento economico della storia americana. Circa quarant’anni di declino economico, unitamente a una gestione locale fallimentare delle finanze, ha fatto esplodere il debito pubblico (circa 70.000 miliardi di dollari), conducendo Porto Rico sull’orlo del default. Oggi si trova sotto controllo di Washington e, per capire le conseguenze, ne abbiamo parlato con il politologo portoricano Angel Rosa: “Questa situazione economica ha portato il Congresso degli Stati Uniti all’approvazione di una legge nel 2016 che, sebbene non lo dica, praticamente elimina il potere delle autorità portoricane sulla spesa pubblica e sul bilancio di Porto Rico… Ora, sotto mandato del Congresso, si sta ristrutturando il debito pubblico di Porto Rico attraverso un consiglio di sorveglianza fiscale non eletto dai portoricani, nominato dal Congresso e dal Presidente degli Stati Uniti. Loro hanno l’ultima parola sulla spesa pubblica e sulla negoziazione con i creditori di Porto Rico”. Il risultato è una politica governativa di austerità molto traumatica per il popolo.
In tutto ciò, dove era il consiglio di sorveglianza fiscale? Lo ha denunciato l’analista politico Jorge Schmidt Nieto durante un’intervista televisiva trasmessa dalla Cnn: “Secondo la legge che ha creato il consiglio di sorveglianza fiscale, questo doveva sorvegliare tutte le spese pubbliche del governo di Rosselló. Il consiglio esisteva prima dell’elezione del governatore, per cui se il Consiglio avesse svolto il proprio compito, avrebbe denunciato tutti gli imbrogli della corruzione”, ha evidenziato. Secondo il cattedratico dell’Università di Porto Rico, la dimissione di Ricardo Rosselló è una mossa per evitare il suo giudizio politico.
Ora Rosselló però è imputato e il giudizio politico sembra inevitabile. Il 19 luglio un trio di avvocati ha presentato un rapporto al potere legislativo (Camera dei rappresentanti) con l’accusa a Ricardo Rosselló di aver commesso gravi reati di uso illecito di servizi pubblici, appropriazione indebita di fondi pubblici e negligenza nell’esercizio del dovere. La Camera ha avviato formalmente il processo di giudizio politico giovedì 25 luglio, il giorno successivo alle dimissioni, perché c’è il timore che il governatore non mantenga la sua promessa di lasciare l’incarico entro il 2 agosto.
Nel frattempo, i vescovi fanno appello all’unione contro la corruzione. “In questo momento importante e storico per il nostro popolo, noi Vescovi cattolici di Porto Rico invitiamo tutti i fratelli portoricani a mantenere la serenità e l’equilibrio democratico che merita questo periodo di transizione di governo… Facciamo di questo momento una grande opportunità per unirci come popolo e lavorare insieme, senza bandiere e partiti, nella ricerca del bene comune per superare la crisi fiscale, la corruzione, la violenza e altri mali”, si legge nel comunicato ufficiale firmato da mons. Ruben Gonzalez Medina, presidente della Conferenza Episcopale di Porto Rico.