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Un controrivoluzionario racconta l’inferno delle carceri venezuelane

Vasco Da Costa, dissidente venezuelano, premio Sacharov 2017, si definisce un controrivoluzionario, un cattolico, un tradizionalista. Le sue idee fanno evidentemente paura al regime fondato da Hugo Chavez ed ereditato da Nicolas Maduro, che lo ha fatto arrestare ben otto volte. Proprio nei giorni in cui un rapporto dell’Onu svela gli orrori del regime venezuelano, Da Costa racconta gli abusi e le torture subite in prima persona, nelle carceri militari e nei campi segreti dove i servizi della Dgcim torturano liberamente i prigionieri politici. Sono parte di un sistema repressivo messo in piedi da chi sostiene il Socialismo del XXI Secolo, parte di un progetto rivoluzionario internazionale, comunista con un innesto di Teologia della liberazione, nato a Cuba ed esportato in Venezuela

Murales di Chavez sulla facciata di case popolari a Caracas

Il rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Venezuela è chiaro: la dittatura di Nicolás Maduro ha commesso “violazioni atroci” che equivalgono a crimini contro l’umanità, perché cerca di “eliminare l’opposizione”. 400 pagine descrivono l’orrore che sta vivendo il popolo venezuelano e che gran parte dei media italiani ha sminuito, dando poco o nessuno spazio, nonostante si tratti di cronaca in prima pagina a livello internazionale. 

Ma questo orrore non è casuale, così come non è casuale il silenzio italiano. Per capirlo, la Bussola Quotidiana ha parlato in esclusiva con una delle poche vittime che osa raccontare ciò che ha vissuto in carcere: il politologo anticomunista, vincitore del premio Sacharov 2017, Vasco Da Costa. Liberato lo scorso 1° settembre, dopo due anni nel carcere militare di Ramo Verde, beneficiario della grazia che il dittatore ha concesso a 110 prigionieri politici. 

“L’ONU ha detto quello che già sapevano tutti i venezuelani. È semplicemente la verifica di una realtà: che in Venezuela la Rivoluzione Bolivariana usa la tortura in modo sistematico e organizzato per schiacciare gli oppositori e rimanere al potere”, ha detto Vasco Da Costa. Ma ha sottolineato la necessità che questo annuncio dell’Onu abbia delle conseguenze, “le cose non possono rimanere uguali. Il signor Maduro, il signor Padrino López e l’intera struttura del governo deve essere processata, devono pagare con il carcere per i crimini contro l’umanità che hanno commesso”. 

Vasco Da Costa si definisce un “pensatore politico cattolico, tradizionalista, controrivoluzionario”. All’età di 14 anni, ha fondato la Società venezuelana per la difesa della famiglia e della tradizione della proprietà (TFP), un’organizzazione anticomunista e cattolica, quando era studente presso la scuola San Agustín del Paraíso a Caracas. Dal 1979 al 1987 ha studiato presso l’Università Jasna Gora in Brasile. Come politologo, ha lavorato in Cile, Argentina, Perù, Uruguay, Paraguay e Colombia, fino a quando nel 1995 è tornato in Venezuela “perché sapevo che stava arrivando il chavismo e ho deciso di combattere contro la dittatura comunista che stavano per impiantare nel Paese”. 

Cos’è il chavismo? «È una setta perversa che ha inventato il Socialismo del XXI Secolo, che è semplicemente il socialismo di tutti i tempi, condito con elementi di teologia della liberazione, che gli conferisce una base blasfema, poiché parlano di un Cristo rivoluzionario che era socialista. È una banda di criminali che ha preso in ostaggio tutte le istituzioni dello Stato, che vuole avere un Paese di schiavi per restare al potere per sempre”. 

Tra il 2004 e il 2020 Vasco Da Costa è stato incarcerato ben otto volte: tre con procedimenti giudiziari aperti e altre cinque, semplicemente, sequestrato dal regime. Lo hanno accusato di terrorismo, finanziamento del terrorismo, colpo di Stato, banda armata, istigazione al colpo di Stato, istigazione alla violenza, produzione di armi da guerra, deposito di munizioni di guerra e oltraggio alle forze armate. E l’elenco delle accuse contro di lui è lungo quanto l’elenco delle torture di cui è stato vittima: ha ricevuto a lungo colpi di mazza sui piedi, lo hanno sommerso a faccia in giù in un pozzo pieno d’acqua, hanno cercato di soffocarlo con un sacchetto di plastica , ha ricevuto scosse elettriche sui capezzoli, è stato appeso con i suoi stessi escrementi addosso e ha sviluppato un tumore nell’occhio dopo essere stato picchiato tante volte. 

Il rapporto delle Nazioni Unite documenta, con immagini satellitari, i centri di tortura clandestini in Venezuela. Si sa che lei è stato internato in 9 carceri venezuelane, ha sofferto le torture nei centri clandestini o in prigione? 

In entrambi, sono stato sette giorni in un centro clandestino che chiamano Zona 51, perché ho chiesto “dove siamo?” e mi hanno detto “è arrivato all’inferno, la Zona 51”. Sono stato anche incarcerato nel DGCIM (Direzione di Contro Intelligenza Militare) di Boleíta, nell’Helicoide, a Capturas di El Rosal, nel CICPC di Parque Carabobo, nel CICPC di Av. Urdaneta, nel carcere El Rodeo II, a Tocuyito, nel 26 luglio, nella Prigione Militare di Santa Ana, nella Prigione Militare di Ramo Verde e nell’area degli imputati militari dell’ospedale Carlos Arvelo. Le prigioni del regime sono prigioni molto pericolose. Mi hanno trasferito spesso da un carcere all’altro, perché so come parlare ai prigionieri e mi hanno accusato di aver fomentato tre rivolte, per esempio. Nelle prigioni con criminali comuni, di tanto in tanto mi torturavano, mi picchiavano. Nelle carceri militari come Santa Ana e Ramo Verde, anche la DGCIM veniva di tanto in tanto per torturarmi, ma generalmente le punizioni fisiche erano realizzate dagli stessi prigionieri, rendendo la vita molto dura e complicata. E nella DGCIM e nell’Helicoide è diverso, perché sono brutali campi di concentramento. Alla DGCIM mi picchiavano tutti i giorni, per mangiare mi spogliavano, dovevo inginocchiarmi davanti al custode e mi buttavano per terra il cibo e dovevo mangiare per terra davanti al custode, una mostruosità. E dopo tutte le mostruosità che ho visto, sono più convinto che questa schifezza debba essere eliminata. È legittimo fare qualsiasi cosa per rimuovere questo governo. Non ho un esercito, non ho potere economico, ma ho la mia opinione e ho il diritto di esprimerla. 

La sua storia è una testimonianza vivente di cosa significa cadere negli artigli del terrore della dittatura venezuelana. Perché tanta crudeltà contro di Lei? 

Questa domanda dovrebbe farla al governo. Sono un politico, ma in realtà non ho un grande partito politico, né una forza militare o armata, né un grande gruppo economico alle spalle. Sono un intellettuale, ho un movimento chiamato Movimento della Destra Dorata del Venezuela, presiedo una ONG chiamata «Foro de Caracas», che è un gruppo ridotto di intellettuali, e quello che faccio veramente è produrre idee come pensatore, formare le persone, influenzare i leader a fare ciò che devono fare. Sono ovviamente terrorizzati da questo. 

E che tipo di pensieri vogliono far tacere? In cosa crede Vasco Da Costa? 

Il mio pensiero, la mia vita, le mie azioni si fondano sulla Dottrina Sociale della Santa Chiesa Cattolica. Sono coerente, non cerco posizioni perché politicamente mi sono già fatto una vita, non cerco soldi, quindi attacco il cuore del problema: la rivoluzione anticristiana, che vuole eliminare l’ordine gerarchico dell’universo stabilito da Dio e fare una prefigura dell’inferno in questa società socialista egualitaria. Con quello che dico e quello che faccio, tocco le coscienze profonde dell’opinione pubblica per risvegliarne il meglio. Odiano questo, mi vogliono zittire, mi hanno chiesto più volte di lasciare il Paese, ma resterò qui finché morirò, mi uccidono o se ne vanno loro, continuerò fino alla fine. 

Ma se temono quello che possa dire, le sue idee, perché l’indulto? 

Questa è la mia seconda grazia e nell’ottobre dello scorso anno avevo già un provvedimento umanitario firmato dalla Procura. Chávez era più intelligente di quest’uomo, mi ha tenuto in prigione per due o tre mesi, invece, i 6 o 7 anni che quest’uomo è stato al potere mi ha tenuto in prigione. L’indulto è un gioco per cercare di legittimarsi, siamo merce di scambio, è una mossa molto intelligente perché le sanzioni li feriscono, li mettono contro il muro, si sentono soffocati. Se ci sono ancora persone intelligenti in Venezuela, potremmo approfittare di queste sanzioni per liberare il nostro Paese. 

Che responsabilità ha Cuba in tutto ciò che accade in Venezuela? 

Tutta la spazzatura della sinistra latinoamericana si rifugia a Cuba, che è un paese distrutto. La leadership cubana lavora con la sinistra internazionale e intende imporre il comunismo in tutto il mondo. Quando è caduta la cortina di ferro e la Russia si è aperta al mondo occidentale, Cuba e la sinistra internazionale hanno creato il Forum di San Paolo (tra Lula Da Silva, Fidel Castro, le Farc, ecc.), per ottenere le risorse per continuare il progetto comunista e Cuba è stata la scusa. Poi il Forum di San Paolo ha deciso di prendere il Venezuela e da Cuba si dirige tutto questo. Maduro si è formato a Cuba, quando suo padre ha rapito William Niehous (il rapimento più lungo nella storia politica del Venezuela, è durato tre anni e quattro mesi ed è stato rapito da gruppi di sinistra nel 1976, ndA), che ha lavorato con il padre di Jorge Rodríguez (attuale vice presidente di Comunicazione e fratello di Delcy Rodriguez, la vice presidente del Venezuela, ndA), che sono stati quelli che hanno preso l’Owens-Illinois. Maduro è semplicemente un allievo, un burattino, chiamalo come vuoi, di Raúl Castro e di quella struttura cubana che gli ha insegnato come si muove il comunismo. Ma non lo fanno per aiutare Cuba, lo fanno per succhiare la ricchezza del Venezuela e nutrire la sinistra internazionale, che ha persone altamente qualificate con progetti molto complicati per tutta l’America Latina. 

Il regime ha già mostrato il suo volto più sanguinoso con gli omicidi di Oscar Pérez e del militare Rafael Acosta Arévalo, teme per la sua vita? 

Certo! Ma le ragioni della mia lotta sono religiose, se mi uccidono risolvono il problema della mia vita perché come la maggior parte degli esseri umani sono un peccatore e se mi uccidono, so che un angelo arriverà con la palma del martirio e mi porterà diritto in Paradiso. Questa esperienza mi ha chiarito che devo andare contro la Rivoluzione Bolivariana, contro il Socialismo del XXI Secolo, e dobbiamo cacciare dal Paese questa maledizione straniera. È un piano macabro e solo le fondamenta della società occidentale e cristiana, di cui facciamo parte come nazione, possono darci la luce per andare avanti. Tutto quello che ho vissuto è stata la mia preparazione, la mia lotta è solo all’inizio. 

FONTE

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