Feliciano Reyna, direttore della Ong venezuelana “Acción Solidaria” spiega alla Nuova Bussola Quotidiana l’attacco subito dalle forze dell’ordine: «Per colpa dell’errore di uno hanno arrestato i nostri operatori senza motivi per farlo; l’illegalità in cui opera il potere fa crescere i rifugiati e la povertà che causa la mancanza di cibo e di cure, il tutto aggravato dalle misure anti-Covid».
MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
In Venezuela “c’è sempre un possibile rischio per l’integrità fisica” delle persone che lavorano per fornire aiuti umanitari alla popolazione. “Non è un terreno facile, abbiamo informazioni di colleghi che affrontano situazioni difficili con gruppi di civili armati o con qualche attività illegale che si verifica nello stesso spazio in cui stanno lavorando per il benessere della comunità”, ha detto Feliciano Reyna, direttore della Ong venezuelana “Acción Solidaria” (azione solidale), in una conversazione con La Nuova Bussola Quotidiana.
Ma la criminalità organizzata non è l’unico rischio affrontato dai volontari in Venezuela: lo scorso 7 settembre la sede di “Acción Solidaria” a Caracas è stata perquisita da funzionari delle Forze di Azione Speciale (FAES), lo stesso gruppo di comando creato da Nicolás Maduro, noto ai venezuelani come “squadroni della morte” e che, secondo il recente rapporto dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, è responsabile di oltre 2.000 morti finora nel 2020.
La notizia è stata diffusa dallo stesso Feliciano Reyna attraverso il suo account Twitter: “Alle 13:45 di questo lunedì 7 settembre, un gruppo di membri della FAES ha fatto irruzione nella sede di Acción Solidaria con una procedura su cui non abbiamo nessuna informazione e di cui non conosciamo motivazioni o scopi”. Reyna ha fatto appello alle forze di sicurezza del regime perché “garantiscano la libertà e l’integrità fisica e mentale del personale che svolgeva il proprio lavoro, oltre a preservare le provviste e le scorte” con cui operava l’organizzazione.
Dopo la perquisizione, sei attivisti sono stati arrestati e sono state sequestrate le medicine del programma di donazioni. L’azione è stata giustificata da un’indagine in cui una persona dell’Ong sarebbe rimasta implicata nella vendita illegale di medicinali. Ma la pressione degli avvocati e di diverse organizzazioni per i diritti umani ha consentito il rilascio dei detenuti e la restituzione delle forniture mediche dopo diverse ore.
“Quello che è successo purtroppo è stato un atto di abuso che non sarebbe dovuto accadere, perché se c’era una persona coinvolta e se c’era un’indagine su di lei, quello che sarebbe dovuto accadere era di portare avanti l’inchiesta in collaborazione con l’organizzazione. Invece è finita che tutte le persone presenti sono state detenute attraverso una decisione arbitraria, dato che, appunto, non c’era alcuna indicazione che avessero qualcosa a che fare con l’oggetto dell’indagine”, ha detto Reyna.
Questa situazione era già stata evidenziata dal Centro per i Difensori e la Giustizia (CDJ): almeno 157 difensori dei diritti umani sono stati finora attaccati dal regime quest’anno. “Le principali forme di attacchi documentati sono stati atti di stigmatizzazione (67), seguiti da atti di intimidazione e molestie (18) e attacchi digitali (10) contro gli account e le pagine web delle organizzazioni che lavorano per i diritti umani”, si legge nel più recente rapporto, pubblicato il 16 settembre.
Venezuela in emergenza: “L’attuale situazione umanitaria è molto grave nel Paese, non per niente l’abbiamo definita 4 anni fa una complessa emergenza umanitaria”, ha detto il direttore di “Acción Solidaria” spiegando che questa emergenza si traduce in un “immenso danno umano”, conseguenza dal “difficile accesso al cibo, alla salute, ai servizi pubblici e questo ha generato quella che è conosciuta come la più grande crisi di rifugiati della storia della nostra regione”. Secondo i dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), a giugno 2020 c’erano 5,1 milioni di esuli venezuelani, di cui circa 4 milioni vivono in un altro paese latinoamericano.
“Acción Solidaria” è stata fondata nel 1995, inizialmente per aiutare le persone con HIV, ma con il tempo l’organizzazione si è espansa fino a formare una coalizione di organizzazioni dedite al diritto alla salute e alla vita in Venezuela. Questa organizzazione è un alleato dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) e dell’Organizzazione panamericana della sanità (OPS) nel Paese.
“Acción Solidaria lavora in campo umanitario da 4 anni, perché già avevamo visto che il Paese era entrato in questo contesto noto come Emergenza Umanitaria Complessa. Così è partito il nostro programma di assistenza sanitaria, appunto, di erogazione di farmaci, attraverso donazioni per patologie croniche, forniture come pannolini per adulti e kit per l’igiene personale che ha raggiunto più di 50-55.000 persone al mese in tutto il Paese”, ha spiegato.
L’occasione è propizia per mettere in allarme sui danni umanitari che richiedono urgente attenzione: “Primo, l’accesso al cibo: quella del Venezuela in questo momento è la quarta crisi tra le dieci peggiori al mondo secondo il Rapporto globale sulle crisi alimentari 2020: stiamo parlando di una situazione su larga scala relativa al solo bisogno di cibo. Se pensiamo in termini di salute, ci troviamo anche con una pandemia sopraggiunta in un sistema sanitario che era già in una situazione precaria”.