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Le donne nel Venezuela, fra terrore e impunità

Il 25 novembre abbiamo commemorato la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. È una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal.

 

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

Sabato scorso abbiamo visto diverse manifestazioni in Italia per dire basta alla violenza sulle donne. Ma qualcuno ha approfondito il vero motivo della morte delle tre sorelle? Dobbiamo guardare in profondità la loro storia, perché il loro assassinio non fu causato da «violenza di genere», come forse si potrebbe pensare; queste donne furono uccise per mano di una crudele dittatura, che è stata responsabile della morte di almeno 50mila persone. Minerva, Patria e Maria Teresa sono ricordate in America Latina come “le farfalle”. Questo è il nome di battaglia che fu dato alle tre sorelle, passate alla storia per aver osato sfidare il generale Rafael Trujillo, lottando per la liberazione della Repubblica Dominicana dalla sua dittatura.

La storia della Repubblica Dominicana si collega alla storia del Venezuela.Così come la storia di tutta l’America Latina, frequentemente divengono miti quelle storie che per i latinoamericani invece sono feroci dittature. Dal 1930 al 1961, la Repubblica Dominicana ha vissuto il regime di Rafael Leonidas Trujillo, il dittatore latino-americano più crudele del XX Secolo. Un assassino che opprimeva il suo popolo ma che tentò anche di dominare i suoi avversari all’estero; provò infatti a uccidere il presidente del Venezuela Romulo Betancourt (il padre della democrazia venezuelana), segnando l’inizio della fine del suo governo criminale e sanguinoso.

Paradossalmente, oggi il Venezuela è succube di una feroce dittatura. L’avvocato penalista e difensore dei diritti umani, Tamara Suju, ha denunciato alla Corte penale internazionale (ICC) 289 casi di torture commesse da funzionari della sicurezza dello Stato venezuelano, dal governo di Hugo Chávez fino al 2017. Inoltre, il “Foro Penale Venezolano”, Ong dedicata alla difesa delle vittime di persecuzione politica nel Paese, ha denunciato che dal 1 aprile al 31 ottobre 2017 sono state detenute arbitrariamente 5.451 persone e ad oggi ci sono 342 prigionieri politici del regime di Nicolas Maduro.

Come vivono il regime chavista le donne venezuelane? Non ci sono statistiche ufficiali, dunque in Venezuela andiamo avanti sulle approssimazioni delle Ong che allertano sulla gravità della situazione: un 40% delle famiglie venezuelane è composto da madri sole, come capofamiglia, che in un paese con un’inflazione che supererà il 2.500 per cento nel 2018 (secondo il rapporto del Fmi) equivale ad avere più dell’80% della popolazione sotto la soglia della povertà. Alcuni esperti parlano, quindi, di femminizzazione della povertà in Venezuela. Potete immaginare cosa voglia dire tirare avanti una famiglia da sola, in un paese dove l’80% della popolazione soffre per la scarsità del cibo e dei medicinali. Pensate alla violenza psicologica che risiede nel fare file di 5 o 6 ore per riuscire a comprare un pacco di pasta o nel vedere morire i propri figli per denutrizione: il presidente della Società Venezuelana di Pediatria, il Dott. Huniades Urbina, come riferito dall’Ansa, ha confermato la morte di sette bambini per malnutrizione in Venezuela, solo nel corso del mese di novembre 2017. La malnutrizione nei bambini fra gli 0 e i 5 anni è aumentata dal 54% al 68% fra l’aprile e l’agosto del 2017.

A questa situazione dobbiamo sommare la violenza prodotta dalla criminalità. L’anno 2016 si è concluso con 28.479 omicidi (circa 91.8 omicidi per ogni 100mila abitanti), confermando il Venezuela ai primi posti come uno dei paesi più violenti del mondo. In questo scenario, potete immaginare cosa succede alle donne? Secondo un monitoraggio dei media realizzato dal sito Cotejo.info, sono state uccise 336 donne per violenza di genere nel 2016, situando così il paese i tra i primi posti per femminicidi nel mondo. In Italia si parla di 120 donne uccise nello stesso periodo, un paragone importante per capire la gravità del caso venezuelano. Le cifre sono ancora più agghiaccianti: secondo dati della procura riferiti alla violenza di genere, solo nel 2016, 3.932 uomini sono stati accusati di violenza contro le donne e almeno 6.646 sono stati accusati di reati vari che includono maltrattamenti fisici e psicologici. L’Ong Gama lancia l’allarme sul fatto che, ogni 100 donne, 99 hanno subito qualche tipo di violenza.

Ma dobbiamo aggiungere un altro tipo di violenza, quella del regime. La procuratrice esule Luisa Ortega ha chiesto alla Corte Penale Internazionale l’arresto del presidente Nicolas Maduro per crimini contro l’umanità, per oltre 8.000 omicidi e 17.000 arresti arbitrari. Numeri che risultano terrificanti se pensiamo all’impunità dilagante in Venezuela. Secondo dati ufficiali della Procura, nel 2014 sono stati contati 8.049 casi di presunta violazione dei diritti umani, di cui 105 hanno avuto una sentenza. Quindi solo l’1,3% dei casi è arrivato alla fase del giudizio: l’impunità in Venezuela è del 99%. E se puntiamo la lente di ingrandimento sulla violenza di genere, vedremo che – secondo dati ufficiali – di 70.763 casi presentati nel 2014, soltanto 482 sono arrivati alla fase del giudizio, quindi solo lo 0,7%.

Ecco la realtà del Venezuela. Una realtà per cui soffre anche la comunità italo-venezuelana: circa 2 milioni di persone tra italiani e discendenti vivono ancora nel Paese succubi del regime che, oltre alla Rivoluzione del XXI Secolo, rimarrà nella storia dell’America Latina come la dittatura più atroce del XXI secolo.

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