Papa Francesco ha concluso ieri il Terzo Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari. Dopo il primo incontro del 2014 a Roma e quello dell’anno scorso in Bolivia, la Santa Sede l’ha accolto con lo stesso grido: “terra, casa e lavoro per tutti”. Lo ha affermato il pontefice nel suo discorso ai partecipanti, sottolineando che i movimenti popolari sono “seminatori del cambiamento”. Ma che tipo di cambiamento?
di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Tanto per farsi un’idea dell’aria che tira: “la nuova sinistra o sinistra latinoamericana ai tempi della globalizzazione è rappresentata dai movimenti popolari, che criticano l’ordine nazionale e globale stabilito e che hanno un progetto di cambiamento sociale”. Così vengono definiti i movimenti popolari dal professore Hugo Casino, in un articolo pubblicato sul Brasilian Journal of International Relations, aggiungendo che i movimenti popolari sono un fenomeno ricorrente nella storia del Sudamerica, continente che ha dato i natali al Papa.
“I movimenti popolari sudamericani sono di ispirazione marxista”. Lo ha rimarcato Casino, spiegando che sono movimenti organizzati da “caudillos” demagogici: il defunto Hugo Chávez ed Evo Morales, tutti e due carismatici e carenti di un vero progetto sociale. Ecco perché la presenza del presidente boliviano nei primi due incontri. Ora sorge spontanea una domanda: cosa sono questi movimenti popolari venuti dal Sudamerica?
Da evidenziare la delegazione argentina, quelli dei “movimientos piqueteros”. Il nuovo consulente di Giustizia e Pace del Vaticano, il marxista dichiarato Juan Grabois, ha portato dal suo paese i principali protagonisti delle proteste contro il governo Macri: “Barrios de Pie”, il movimento “Evita-CTEP” e la “Corriente Clasista Combativa” (CCC), secondo quanto ha riferito il giornale argentino La Nación. Il “Movimento Barrios de Pie” sarebbe il braccio operativo del partito politico di sinistra denominato “Movimentos Libres del Sur”. La Confederazione di Lavoratori dell’Economia Popolare (CTEP) è un’aggregazione sindacale che lotta contro il “neoliberalismo” ed è guidata da Grabois stesso all’insegna del “Socialismo del XXI Secolo” del populista Chávez. Questo è largamente documentato nei tre volumi di formazione scritti per i lavoratori e pubblicati sul sito ufficiale. Infine la CCC è una organizzazione sindacale creata dal “Partito Comunista Revolucionario”.
Ma siamo sicuri che i movimenti popolari non sono partiti politici? Non solo, l’ideologia “chavista” del Socialismo del XXI Secolo è presente in ogni manifesto: il “Movimiento Nacional Campesino Indigena” (MNCI), un altro dei partecipanti, ha la Segreteria Operativa della “Coordinadora Latinoamericana de Organizaciones del Campo” (CLOC). Un movimento di “resistenza” che ha come obiettivo la costruzione del Socialismo del XXI Secolo, come si legge nel documento del 21 dicembre 2012, letto da Evo Morales in un discorso presso il lago Titicaca.
Il Socialismo è la meta dei movimenti popolari. “Adesso il capitale imperialista si trova sotto il controllo finanziario e delle multinazionali, di conseguenza il socialismo è l’unico sistema in grado di raggiungere la sovranità dei nostri popoli, mettendo in evidenza i valori della solidarietà, l’internazionalizzazione e la cooperazione tra i nostri popoli”. Si legge nel documento conclusivo del V Congresso della CLOC, realizzato nell’aprile 2015 a Quito (Ecuador) alla presenza dei movimenti popolari sudamericani, di Evo Morales e Rafael Correa.
Oggi Jorge Mario Bergoglio porta dentro al Vaticano i movimenti popolari. I suoi predecessori, invece, avrebbero forse pensato in modo diverso. Giovanni Paolo II “sapeva quale mostro di oppressione si acquattava nelle pieghe delle belle parole ricamate dal marxismo e nell’illusione della uguaglianza sociale. Sapeva che il socialismo reale era l’altra faccia della moneta nazifascista. Poiché come il nazifascismo, il socialismo reale – quello del comunismo – predicava l’uguaglianza attraverso l’oppressione e la frustrazione dell’individuo, l’ateismo e l’avvilimento della persona umana”. Sono parole di Papa Benedetto XVI.