“Nicolas Maduro, Tibisay Lucena, avete compiuto una frode nel bel mezzo di una carneficina. Non so se avete il perdono di Dio, non so se avete il perdono di queste famiglie”. Ha dichiarato Patricia Gutierrez di Ceballos, sindaco della città di San Cristóbal (Tachira), durante l’annuncio di lutto di tre giorni a seguito dell’uccisione di sette persone a Tachira, regione martoriata da violente repressioni.
di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Non si arresta la scia di sangue contro la dissidenza. Secondo dati del Foro Penal Venezuelano (ONG venezuelana di difesa di diritti umani), la giornata elettorale si è chiusa con un tragico bilancio di 16 morti a livello nazionale: 13 persone sono state assassinate in piazza e 3 in situazioni collegate alle manifestazioni. Dati ufficiali della Procura contano 121 morti e 1958 feriti da quando sono partite le proteste anti-governative. “Quanti venezuelani devono ancora morire? Siamo di fronte a crimini contro l’umanità!”, ha affermato la procuratrice Luisa Ortega Diaz. Ha precisato di aver aperto un’inchiesta penale e si rivolgerà alle organizzazioni internazionali per denunciare la violazione sistematica dei diritti umani.
L’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) è fallita prima di nascere. «Mi rivolgo al Paese nella mia posizione di procuratrice generale e membro del Consiglio Morale Repubblicano per disconoscere i presunti risultati della Costituente presidenziale», ha detto ieri Luisa Ortega Díaz in una conferenza stampa. E non solo, già da domenica ben 13 paesi non hanno riconosciuto la Costituente considerandola illegittima e incostituzionale: Messico, Argentina, Cile, Perú, USA, Panama, Colombia, Paraguay, Brasile, Canada, Costa Rica, Svizzera e Spagna.
E arriva la voce stonata dell’Italia. “L’avvio dei lavori dell’Assemblea non fa venir meno la necessità urgente di un dialogo costruttivo con l’opposizione, sulla base delle quattro condizioni poste dalla Santa Sede, per scongiurare il rischio di una definitiva frattura politica e istituzionale nel Paese”, si legge nel comunicato del ministro Angelino Alfano, pubblicato un giorno dopo sul sito della Farnesina. Una chiara accettazione dell’insediamento della Costituente, motivo scatenante dell’ira degli italo-venezuelani sui social network, visto che attendevano una condanna netta della Costituente da parte del governo italiano.
Emergono grandi contraddizioni della posizione italiana. Il Ministro esprime la sua preoccupazione per il “clima di violenza che ha causato numerose vittime”, ma non condanna gli eccessi della repressione né la violazione dei diritti umani; parla di “dialogo costruttivo”, con un governo che ha arrestato più di 5 mila venezuelani negli ultimi quattro mesi e quando è chiaro che Nicolas Maduro non ha intenzione di dialogare; e, peggio ancora, parla del “rischio di frattura politica e istituzionale”, quando l’insediamento di una Costituente incostituzionale significa già la rottura dell’ordine democratico. Forse ancora una volta in Italia si fa fatica ad accettare che il Socialismo del XXI Secolo sia una vera e propria dittatura di sinistra. Nel dubbio, non si sa bene di cosa, si preferisce quasi quasi sottoscrivere una dichiarazione ambigua, tiepida, sicuramente irrispettosa dei tanti italo-venezuelani in Venezuela che, nella mischia di repressione e illegittimità, soffrono pesanti violazioni dei diritti umani e la grave crisi umanitaria del paese.
I vescovi venezuelani avevano già allertato il Papa. Con l’ANC, “i risultati sarebbero la costituzionalizzazione di una dittatura militare, socialista-marxista e comunista, la permanenza illimitata dell’attuale governo al potere, l’annullamento dei poteri pubblici costituiti, in particolare dell’Assemblea Nazionale, che rappresenta la sovranità popolare, l’aumento della persecuzione e l’esilio degli oppositori”.
Infatti Maduro ha già annunciato i prossimi passi: più arresti, l’eliminazione dell’immunità parlamentare e l’insediamento della ANC il prossimo mercoledì 2 agosto, probabilmente nella sede del Parlamento, con conseguente e inevitabile cacciata dei deputati. “Non ci sorprende che si stiano preparando all’irruzione violenta nel Palazzo Legislativo. Noi continueremo a fare il nostro dovere qui o in qualsiasi altro posto”, ha manifestato il deputato Henry Ramos Allup, ex presidente del Parlamento. Intanto, i cosiddetti “colectivos” assediano la zona e limitano l’ingresso della stampa.
“Basta tanti morti, feriti e tanta persecuzione”. È stato l’accorato appello alle Forze Armate di Mons. Mario Moronta Rodríguez, vescovo di San Cristobal, regione fortemente colpita dagli scontri. “In nome di Dio chiediamo ai membri delle Forze Armate Nazionali Bolivariane di agire d’accordo con la propria coscienza e con timore di Dio: siate servitori della democrazia, della Costituzione e del popolo, non schiavi di un governo, di una ideologia o di un partito”.
Aggiornamento delle ore 13: a seguito del prelievo di polizia, dal loro arresto domiciliare, degli oppositori Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma, arriva la condanna netta da parte del governo italiano. «Venezuela. Arresto dei leader opposizione inaccettabile. Italia impegnata contro rischio dittatura e guerra civile». Lo scrive su twitter il premier Paolo Gentiloni mentre sul sito del governo italiano viene pubblicata la dichiarazione del presidente del Consiglio rilasciata ieri in un’intervista in cui si afferma che l’Italia non riconoscerà «l’Assemblea costituente voluta da Maduro». A rettifica del precedente comunicato degli Esteri.