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Venezuela verso la dittatura. Il governo italiano reagisca

“Dicono che io sia un dittatore, non credo di essere un dittatore, ma a volte vorrei esserlo”. Così Nicolas Maduro ha ricevuto i 545 membri eletti della nuova Assemblea Costituente in Venezuela mercoledì scorso. Difficile pensare che il delfino di Hugo Chávez non sia un dittatore con il bilancio tragico delle proteste anti-governative degli ultimi quattro mesi: 131 morti (di cui 99 sono stati assassinati in piazza), 620 prigionieri politici, oltre 5 mila arresti e migliaia di feriti, secondo le cifre del Foro Penal Venezuelano (Ong venezuelana dedicata alla difesa delle vittime della persecuzione politica).

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

In caso di dubbio, arriva la conferma: “Cosa ha fatto l’opposizione il 30 luglio? Sono impazziti su Twitter. Solo con i tweet che hanno pubblicato posso dare 30 anni di galera a tutti loro”, ha detto il presidente venezuelano durante l’incontro con i neo-eletti, riguardo un’elezione che è sotto inchiesta per frode. Il pubblico ministero ha chiesto a un tribunale la sospensione dell’insediamento della Costituente in programma oggi presso la sede del Palazzo Legislativo.

Si attende una giornata calda. L’insediamento dell’Assemblea Costituente di Maduro sarà realizzato contro corrente: “questo venerdì difenderemo il Parlamento contro l’insediamento di una Costituente frutto di una frode. Tutti in piazza alle 12:00”, si legge sul profilo Twitter della coalizione di partiti di opposizione @unidadvenezuela, determinato a organizzare un corteo di protesta che intende arrivare fino alla sede del Parlamento, nel centro di Caracas. Una zona continuamente assediata dai gruppi armati filo-governativi, i cosiddetti “colectivos”.

Con l’insediamento della Costituente diventa inevitabile l’inizio di una nuova fase: ci troviamo di fronte a un’Assemblea con poteri illimitati e durata sconosciuta, per scrivere una nuova Costituzione e riformare lo Stato. L’obbiettivo? “Cacciare i nemici e radicalizzare la rivoluzione castro-comunista iniziata da Hugo Chávez nell’anno 1999”, ha segnalato il giornalista spagnolo Daniel Lozano.

Le minacce del regime sono abbastanza preoccupanti: dissoluzione del Parlamento democraticamente eletto, destituzione della Procuratrice Luisa Ortega Diaz, l’assalto ai governi regionali e ai comuni in mano all’opposizione (da quando è arrivato Maduro al potere, otto sindaci sono stati cacciati illegalmente), l’imposizione di uno Stato Comunale, lo strangolamento degli imprenditori, l’annichilimento definitivo della già compromessa libertà di stampa e l’incremento della persecuzione politica.

È arrivata la condanna netta del Parlamento Italiano. “È urgente ripristinare il rispetto della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela e dei diritti umani del popolo venezuelano, fermando la repressione da parte delle forze dell’ordine”. Si legge nel testo della mozione presentata dall’onorevole Giancarlo Giorgetti (capogruppo della Lega Nord) (mozione 1-01679), firmata da 25 deputati di sei diversi partiti.

Ora il governo di Paolo Gentiloni deve adottare con urgenza ogni iniziativa possibile per salvaguardare la democrazia in Venezuela e proporre “adeguate sanzioni” contro Nicolas Maduro. «In Venezuela continua la repressione e le prime parole di Maduro confermano che oggi inizia un’epoca di dittatura. Di fronte a tutto ciò il Governo italiano che fa? Sollecita il dialogo tra le parti. Si, il dialogo. I cecchini del nuovo regime sparano e uccidono chi osa dire una parola contro e il nostro governo chiede di avviare il dialogo con le opposizioni. Siamo alla follia”, ha affermato l’onorevole Alessandro Pagano (Lega), membro dell’Unione Interparlamentare Italia-Venezuela.

Alla luce delle inaccettabili violenze sui civili di questi giorni, la comunità internazionale ha condannato fortemente il regime e oltre 40 paesi hanno rifiutato la Costituente di Maduro.  Al contrario, “il nostro governo è riuscito a esprimere solamente preoccupazione. Non riescono a chiamare le cose con il proprio nome neppure di fronte all’evidenza, neppure di fronte a centinaia di vittime della prepotenza. Il politicamente corretto sta uccidendo la nostra civiltà e il nostro Paese”, ha aggiunto l’On. Gianluca Pini (Lega), membro della Commissione Esteri della Camera.

Il Parlamento ha dato mandato, adesso tocca al governo italiano. Oltre alle parole, gli italiani in Venezuela hanno bisogno di fatti.

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