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Vescovi venezuelani, pastori di un gregge affamato

“Gesti coraggiosi” ha chiesto Papa Francesco per il Venezuela. “Sono quanto mai urgenti”, ha detto nel suo tradizionale discorso ai rappresentanti diplomatici dei 183 Stati che intrattengono relazioni bilaterali con la Santa Sede, realizzato lo scorso lunedì nella Sala Regia dei Sacri Palazzi. Ormai la situazione venezuelana ha superato ogni limite, “dove le conseguenze della crisi politica, sociale ed economica, stanno da tempo gravando sulla popolazione civile”.

di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

“Il Natale è stato tra i più tristi della storia dei venezuelani”. Aveva affermato il giorno precedente il presidente uscente della Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV), Mons. Diego Padron, durante il discorso di apertura della CIX Assemblea Ordinariil triennio 2018-2021, sono stati eletti Mons. José Luis Azuaje come presidentea Plenaria, dove sono state rinnovate le cariche direttive dell’organismo. Per , Mons. Mario Moronta come primo vicepresidente, Mons. Raúl Biord secondo vicepresidente e Mons. José Trinidad Fernández, quale segretario generale.

Ma perché è stato il Natale più triste della storia del Venezuela? Per capirlo, la Nuova BQ presenta una radiografia del Paese, secondo il bilancio presentato all’Episcopato dalla coordinatrice di Caritas Venezuela, Susana Raffalli.

Inevitabile emergenza sanitaria. “Ci sono malattie riemergenti, principalmente la malaria. Quasi la metà dei casi di malaria del mondo si verificano in Venezuela, abbiamo il più alto tasso di aumento della malaria del continente. Abbiamo di nuovo la difterite, che era stata debellata negli anni ‘50 e abbiamo di nuovo il morbillo. La presenza del morbillo è il segnale più chiaro dell’enorme deficit di copertura vaccinale dei bambini, perché il vaccino contro il morbillo è il primo che viene fatto, è il più economico e facile da ottenere. Se manca quel vaccino, vuol dire che manca tutto”, ha assicurato Raffalli confermando lo stato di emergenza sanitaria del Paese.

Sistema sanitario smantellato. “I pazienti che hanno subito un trapianto hanno iniziato a morire per l’impossibilità di curare il decorso postoperatorio, altri per il Parkinson e per le malattie croniche che hanno bisogno di trattamenti medici molto costosi. Le persone sono disperate perché non ricevono le cure … C’è uno smantellamento del sistema sanitario, non solo in termini di farmaci, ma anche in termini di attrezzature e processi. Questo settore non sfugge ai problemi dell’inflazione e della scarsità in cui è sommerso il Paese. Vediamo rivenditori di medicine alle porte degli ospedali. C’è un mercato nero parallelo, disumano, a cui la gente comune non ha accesso”.

Emergenza umanitaria in atto per malnutrizione. “Nell’ottobre 2016 abbiamo iniziato con l’8,7% di bambini con grave malnutrizione, ovvero 8 su 100 bambini che sono stati visitati in quei giorni soffrivano di malnutrizione grave. Mentre abbiamo chiuso il 2017 con il 15,6%, quasi il doppio, cioè nel 2017 abbiamo registrato il doppio di bambini malnutriti dell’anno 2016”. Una situazione molto grave se consideriamo che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), c’è emergenza umanitaria quando il 15% dei bambini di una comunità ha grave malnutrizione.

La fame può arrivare a proporzioni inimmaginabili. “Proiezioni dei produttori di alimenti confermano che se nel 2017 hanno coperto 33% della domanda, nel 2018 saranno in grado di produrre solo il 18% del fabbisogno del consumo. Inoltre, si prevede un’ulteriore diminuzione delle importazioni e una inflazione che può raggiungere tra il 2.600 e il 5.000%”. Uno scenario che porterebbe alla morte di centinaia di bambini per la fame.

In allarme per emergenza nutrizionale. “Abbiamo previsto l’emergenza nutrizionale per tutto l’anno 2018. La malnutrizione grave potrebbe crescere fino all’1% ogni mese e non saremmo in grado di affrontare l’emergenza”. Ci sono già 300mila bambini in pericolo di morte per la grave malnutrizione.

Programmi di assistenza in crisi. “Stiamo iniziando il mese di gennaio e la Caritas ha già i magazzini di provviste esauriti. Non sappiamo quando ne potremo acquistare altre né quando potremo portare quelle che abbiamo all’esterno, perché non abbiamo accesso alla valuta straniera. È disperante! La malnutrizione sarà sempre più grave”.

Non a caso il nuovo presidente della CEV è il presidente di Caritas America Latina. Mons. Jose Luis Azuaje Ayala dovrà guidare l’Episcopato nel momento più difficile della storia della Chiesa venezuelana. “Dobbiamo continuare a lavorare per favorire la vita delle persone”, ha dichiarato dopo la sua elezione, affermando che la sua priorità sarà “salvaguardare la dignità e la vita dei venezuelani. Nel Paese non solo abbiamo bisogno di un cambiamento del modello economico, ma anche di un cambio di modello politico”.

L’Episcopato si rinnova preparandosi ad affrontare le difficoltà. L’elezione del vescovo di Barinas alla testa della Chiesa venezuelana porterà più forza all’Episcopato. A 61 anni, Mons. José Luis Azuaje è laureato in teologia, con un dottorato in scienze politiche e si distingue per la sua grande sensibilità umana. Senza dubbi la CEV continuerà il suo ruolo da protagonista nella difesa dei diritti umani in Venezuela.

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