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Gli italiani in Venezuela restano senza ambasciatore

L’avvicendamento alla sede diplomatica di Caracas diventa un caso: per non riconoscere il governo decaduto di Maduro, Roma invia soltanto un incaricato d’affari, ma la numerosa comunità italiana in Venezuela è preoccupata e protesta.

Di MARINELLYS TREMAMUNNO per LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA

Venerdì 31 maggio la comunità italiana riunita per festeggiare la Festa della Repubblica a Caracas ha ricevuto una angosciante notizia: dopo quasi 5 anni di intensa attività nella deteriorata situazione venezuelana, l’Ambasciatore Silvio Mignano lascia il Paese. Ma non ci sarà un nuovo Ambasciatore, sarà invece sostituito da un incaricato d’Affari, visto che l’Italia non riconosce il governo di Nicolas Maduro né la presidenza ad interim di Juan Guaidò.

Il governo ha tecnicamente le mani legate dalle proprie scelte. La decisione di cambiare l’Ambasciatore italiano in Venezuela non è recente: già da ottobre 2018 era risaputo che Silvio Mignano doveva essere sostituito da Placido Vigo, che era stato perfino annunciato dalla stampa italiana come il nuovo Ambasciatore. Oggi però la situazione politica della nazione sudamericana è ben diversa, con un Nicolas Maduro con il mandato scaduto lo scorso 10 gennaio e non riconosciuto da oltre cinquanta Paesi della comunità internazionale. Di conseguenza, presentare le credenziali come Ambasciatore Plenipotenziario al regime vorrebbe dire riconoscerlo, motivo per cui il capo della delegazione diplomatica italiana in Venezuela dovrà ora arrivare come Incaricato d’Affari.

La notizia ha subito causato preoccupazione tra gli italiani in Venezuela. Lo ha manifestato tramite una lettera pubblica il direttore della testata italo-venezuelana Agorà Magazine, Umberto Calabrese, facendo appello al Ministro degli Affari Esteri Moavero Milanesi: “è mai possibile, ci domandiamo, che un Paese come l’Italia così importante per la storia, la cultura, il commercio e la vita socio-politica del Venezuela sin dalla nascita della Repubblica del Venezuela, resti priva dell’Ambasciatore accreditato e nel pieno delle sue funzioni del diritto internazionale, e si accontenti di retrocedere a un rango inferiore facendosi rappresentare da un Incaricato d’Affari? Che senso ha? Come Italiani del Venezuela siamo mortificati, non ci sentiamo rispettati e le chiediamo con molta umiltà ma con rispettosa fermezza, se in un momento di crisi umanitaria e politica come quella in cui versa il Venezuela non sia il caso, là dove fosse necessario d’imperio, chiedere all’Ambasciatore accreditato e nel pieno delle sue funzioni di restare, perché l’Italia sia rappresentata al massimo rango diplomatico?”.

Ma la scelta è anche un segnale di rifiuto contro il regime. La Nuova BQ ne ha parlato con il diplomatico di carriera venezuelano Milos Alcalay: la decisione di inviare un capo di missione senza presentare le credenziali da Ambasciatore “è un segno di sfiducia e antipatia” contro Nicolas Maduro, ma “è anche un gesto di prudenza”, “per non correre il rischio che il regime possa negare l’approvazione, cosa che non avviene con l’incaricato di affari perché l’Italia potrebbe designare chiunque voglia”. Comunque, è evidente “un allontanamento dal regime”, ha affermato l’ex-Ambasciatore del Venezuela presso le Nazioni Unite.

Ora tutto dipenderà della bravura di Placido Vigo. Sebbene la notizia non sia stata accolta con buoni occhi dagli italiani in Venezuela, Alcalay considera che “non è l’incarico che fa l’uomo, bensì l’uomo che fa l’incarico”. Cioè, tutto dipenderà della visione che ha il nuovo capo missione sulla situazione venezuelana, “se si tratta di un funzionario senza la capacità di trasmettere la difesa degli interessi italiani, logicamente sarebbe una nomina puramente burocratica”; se invece hanno scelto “un incaricato d’Affari con la chiara visione di sostenere la comunità italiana, straordinariamente attiva e produttiva, avranno un difensore per le cause degli italiani”.

Comunque, resta scontato che il regime non riceverà Vigo con grandi onori. Il nuovo incaricato d’Affari in Venezuela è un uomo con un importante percorso diplomatico in America Latina. Precedentemente è stato l’Ambasciatore dell’Italia in Bolivia (2014-2019), è stato capo della Segretaria Particolare dell’ex-Ministro agli Esteri Giulio Terzi (2011-2014) ed è stato Ambasciatore anche a Panama (2006-2011). Nonostante la sua esperienza, il suo compito in Venezuela non sarà facile, perché “questa è una diplomazia di scontro, anche con gli ambasciatori accreditati non si rispettano le regole della diplomazia ortodossa. In Venezuela, essere un ambasciatore o non essere un ambasciatore non cambia nulla, è sufficiente che venga da un Paese democratico per avere difficoltà; per essere ben accolto deve essere rappresentante di Cuba, Iran, Turchia o Russia”, ha evidenziato Milos Alcalay.

Al tempo stesso, la Farnesina assicura che non cambierà il funzionamento dell’Ambasciata italiana. Attraverso voci della Farnesina è stato possibile confermare che la presenza di un incaricato d’Affari al posto di un Ambasciatore non dovrebbe limitare il funzionamento dei servizi consolari e nemmeno diminuire la presenza italiana in Venezuela. Ma è evidente che la comunità italiana si senta più protetta con un Ambasciatore plenipotenziario, considerando che il nuovo capo missione dovrà interagire non solo con un regime dittatoriale, ma anche con il Parlamento di opposizione e con il potere giudiziario, braccio repressivo di Nicolas Maduro che in diverse occasioni ha imprigionato cittadini italiani.

L’avvicendamento di Placido Vigo è imminente e sono tante le sfide che dovrà affrontare. Oggi più che mai è necessaria una voce forte e chiara dell’Italia in Venezuela.

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