A solo un anno dall’insediamento, Lopez Obrador mostra un pesante bilancio di governo: aveva promesso che avrebbe debellato la piaga della guerra della droga, ma gli omicidi con lui sono già a 30mila, il dato più alto della storia; In Messico si attesta una recessione dello 0,2% nonostante la promessa di crescere del 4%; promuove una politica divisiva che ricorda Chavez e i Kirkhner e come se non bastasse ora dà anche l’asilo a Morales. La Nuova BQ ne parla con il politologo Guillermo Torres.
MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Domenica scorsa Andrés Manuel López Obrador (Amlo) ha celebrato il suo primo anno di governo con una manifestazione nello Zocalo (piazza centrale) con circa 250 mila persone. Un’ora e mezza è durato il suo discorso, in cui ha elencato le azioni e i risultati raggiunti dall’arrivo al governo, che ha promesso la «Quarta Trasformazione»(4T) del Messico. “Le cose vecchie ancora non muoiono e quelle nuove non sono ancora nate”, ha detto e ha assicurato che fra un altro anno verranno installate le basi della “nuova patria” e che i cambiamenti saranno “irreversibili”.
Un anno fa il Presidente aveva promesso 100 azioni al popolo messicano, di cui secondo lui ha compiuto 89. Quindi ha superato la prova? La Nuova Bussola Quotidiana l’ha chiesto all’analista politico Guillermo Torres: “No, possiamo dire che quest’anno è stato bocciato”.
Una nuova sparatoria a Coahuila (nord-ovest del paese), che ha causato 21 morti, ha funestato l’anniversario; e, a causa di una fatale coincidenza, il 1 ° dicembre 2019 è stato il giorno più violento della storia del Paese, con 127 morti. Che cosa sta succedendo?
Concluderemo l’anno 2019 come l’anno più violento, con il più alto numero di omicidi della storia. Arriveremo alla cifra di poco più di 30 mila omicidi, qualcosa che non era nemmeno immaginabile dieci anni fa, quando ci fu la lotta contro il crimine organizzato condotta dall’ex presidente Felipe Calderón, che si era promesso di ripulire il Messico dal traffico di droga. Ma la verità è che non esiste una strategia.
Anche la Confederazione degli imprenditori Coparmex ha fatto un bilancio negativo della gestione del Presidente. Oltre alle elevate statistiche sugli omicidi, hanno espresso preoccupazione per la crescita economica zero che il Paese ha avuto in questo primo anno di esercizio …
López Obrador ha affermato che il Messico avrebbe avuto una crescita del 4%, in seguito ha affermato che doveva essere del 2%, dopo del’1%, infine è un dato di fatto che quest’anno il Paese non crescerà. E le previsioni fatte da alcune organizzazioni come la Banca del Messico o alcune agenzie di rating internazionali, indicano che avremo addirittura una recessione del -0,2 o -0,4%. Sarebbe uno dei peggiori inizi di un Presidente in Messico dell’era moderna.
A queste cifre scoraggianti, si aggiunge la decisione di dare rifugio a Evo Morales …
L’attuale politica internazionale è interessante, perché al Presidente sembra non interessarsi ciò che accade all’estero. Fino alle dimissioni e successivo arrivo in Messico di Evo Morales, López Obrador era rimasto distaccato da ciò che stava accadendo nel mondo. La sua assenza si è notata al G20 e non ha mai viaggiato all’estero nel suo primo anno di governo, non è nemmeno andato in America Centrale. Inoltre, due eventi hanno segnato l’immagine del Messico all’estero: la dichiarazione di neutralità con l’avvento di Juan Guaidó alla presidenza ad interim del Venezuela, in linea con Paesi non molto democratici come il Nicaragua e la Bolivia; e l’asilo politico a Evo Morales come la “rock star” della politica latino-americana, nonostante sia un Presidente che ha commesso una frode elettorale.
E sulla politica sociale?
Non ci ha sorpreso. Sempre, anche quando era capo del governo di Città del Messico, ha assegnato risorse pubbliche ai poveri in età elettorale ma senza alcuna strategia di integrazione nella vita economica del Paese. Quindi offre elemosine a fini elettorali. Inoltre, ha eliminato diversi istituti come quello dedicato all’imprenditoria, quello per la promozione turistica e il progetto ProMéxico, per dare quelle risorse alle persone attraverso i programmi sociali.
E ha anche ha cambiato il modo di comunicare del governo federale. Questo anno ha svolto 255 conferenze stampa, sono le cosiddette «mañaneras» …
Perché il governo della 4T si è concentrato sulla politica interna e sul voler cambiare le istituzioni. Si è concentrato sul cambiamento dei contrappesi naturali: la magistratura, il potere legislativo e gli organi autonomi. Oggi possiamo vedere organizzazioni autonome come la commissione per i diritti umani, interamente controllata dal governo. In più con le “mañaneras” riesce a dominare quotidianamente l’agenda nazionale, è riuscito anche a sottomettere i governatori e ha capito che con il denaro può avere il controllo politico interno.
Dov’è l’opposizione?
Quest’anno non abbiamo visto un forte blocco dell’opposizione contro il presidente. Sembra che i partiti politici non abbiano capito che Amlo ha tutte le intenzioni di cambiare tutto, anche con la minaccia di far sparire o modificare l’INE (Istituto Nazionale Elettorale) a modo suo. La verità è che l’opposizione non sta giocando un ruolo motivante per la società. Ci sono soltanto due attori politici forti contro il Presidente: Corpamex, attraverso il suo presidente nazionale Gustavo Hoyos, e il leader del movimento zapatista (gruppo indigeno armato), il comandante Marcos. Non abbiamo visto l’intero settore degli imprenditori, o la Chiesa stessa, diventare critici.
López Obrador ha la maggioranza al Congresso e potrebbe modificare la Costituzione, ha la maggioranza al Senato, ha il supporto dei super delegati, ha il supporto della magistratura, ha più del 50% di approvazione della popolazione, cos’altro vuole?
È un primo anno che ci lascia molte riflessioni. Ha aumentato il salario minimo, ha abbassato l’Iva nelle aree di confine, ha cercato di vendere l’aereo presidenziale, ha rimosso le pensioni agli ex presidenti, e ha fermato la costruzione dell’aeroporto internazionale di Texcoco. Potremmo continuare a sommare una serie di azioni, ma la sua narrativa di polarizzazione, di divisione, non sta portando nulla. Abbiamo visto questa strategia in altri fenomeni dell’America Latina. Così ha iniziato Hugo Chavez, così è partito Evo, lo stesso Correa in Ecuador e i Kirchner in Argentina. Inoltre, i messicani non credono nelle istituzioni, non credono nei partiti politici e sembra che non credano in un futuro migliore. In questo contesto, López Obrador ha cercato di incolpare interamente il passato corrotto, che esiste, ma vuole aggiungere un ingrediente in più, la sua presenza come il messia salvatore e questo è ciò che preoccupa.