Venezuela, i medici muoiono e i vaccini si vendono in nero
Médicos Unidos de Venezuela denuncia: in Venezuela muoiono due medici al giorno. Tutto è business, è la lotta dei vivi contro chi ha bisogno di una medicina, mentre i vaccini dovrebbero essere somministrati dallo Stato, ci sono persone che li vendono in dollari per trarre profitto dalla pandemia. Jorge Yéspica Dávila spiega alla Bussola l’agonia del Paese sotto il regime di Maduro: «Il governo ha truccato le cifre, moltissimi morti non compaiono nei registri. La disinformazione è opera della censura posta dal regime. Nel frattempo si continua a morire anche di malnutrizione».
MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
La pandemia di COVID-19 è “fuori controllo” in Venezuela. Lo ha recentemente annunciato l’ONG “Médicos Unidos de Venezuela” (Medici Uniti del Venezuela, MUV): “Sta diventando sempre più evidente che non c’è controllo delle informazioni. Non c’è controllo della morbilità. Non c’è controllo sui decessi. Non c’è controllo di ciò che accade negli ospedali e non c’è controllo delle vaccinazioni”, ha pubblicato la nota Ong sul proprio account Twitter.
Queste dichiarazioni contrastano con le cifre ufficiali del regime di Nicolás Maduro. Nel momento in cui scriviamo questo articolo, il sito web governativo Patria registra solo 270.654 casi positivi e 3.084 decessi, su una popolazione media di 28 milioni di abitanti. Numeri che sembrano surreali se li confrontiamo con il resto dei Paesi della regione, dove le statistiche parlano di oltre 36 milioni di contagi, con un tasso di mortalità che triplica la media mondiale (162 persone muoiono di COVID-19 ogni 100.000 abitanti).
Quindi il Venezuela è un esempio di gestione della pandemia? Dal tweet di “Médicos Unidos de Venezuela” (MUV) è evidente di no; ecco perché la Bussola Quotidiana ha voluto raccogliere alcune testimonianze per conoscere in prima persona la realtà che vivono i venezuelani. Così abbiamo parlato con il Dr. Jorge Yéspica Dávila, ginecologo e membro della suddetta organizzazione non governativa, che ha confermato che la popolazione non è a conoscenza delle cifre reali della pandemia nel Paese sudamericano.
“Il governo ha truccato le cifre a suo piacimento. Perché lo dico? Perché come medico so di molte persone che sono morte e non compaiono nei registri. Ad esempio, in questi giorni due o tre persone sono morte a Villa de Cura e successivamente questi deceduti non sono stati menzionati nel rapporto della vicepresidente Delsy Rodríguez”, ha affermato.
Un comune cittadino, che non ha voluto identificarsi, ha descritto come viene vissuta la situazione fuori dall’Ospedale Centrale di Maracay, dove ha trascorso la notte in attesa di notizie di un parente ricoverato per un’altra patologia. “Ho parcheggiato per passare la notte in un grande parcheggio che esiste in ospedale, dove c’è il reparto per i pazienti Covid, e molte persone passano la notte lì in attesa di notizie dai loro parenti. Siamo stati lì per circa tre o quattro giorni di fila e in quel periodo, soprattutto di notte, vedevo la gente morire. Infatti, una volta ho fatto il conteggio dei morti dalla mia macchina, perché chiamavano ‘i parenti di tizio’ e la persona correva e tornava piangendo, si abbracciavano, piangevano tutti e quello scenario si ripeteva ogni mezz’ora, ogni ora, ogni 45 minuti. In una notte sono riuscito a contare tra i 9 e i 12 deceduti solo in quel luogo. Un altro giorno 5-6 persone in più, il giorno dopo altre 5-6 persone, è stato qualcosa di sorprendente”, ha assicurato.
Questa testimonianza non solo conferma l’accusa di manipolazione dei dati sulla pandemia; abbiamo anche confermato che tale disinformazione è una conseguenza della censura imposta dal regime, principalmente sui medici. “C’è molta disinformazione e quelli che devono parlare di più di questo sono i medici. Ma alla radio, sulla stampa, sui social, ci sono solo dichiarazioni di Jorge Rodríguez (psichiatra, oggi presidente dell’Assemblea nazionale chavista, precedentemente ministro delle Comunicazioni) e di sua sorella Delcy Rodríguez, perché c’è un muro per evitare che i medici possano parlare, perché siamo gli unici che dicono la verità”, ha detto Yéspica Dávila.
“Una notte, per la disperazione, sono sceso dall’auto e mi sono seduto sul marciapiede piangendo, vedendo come le persone morivano di COVID-19. Non è una bugia! Per questo mi sembra che le cifre ufficiali non siano quelle reali. Il numero di persone che sono morte a causa del COVID-19 sono molte di più”, ha confermato il cittadino venezuelano. Nella sua famiglia, ad esempio, sono morte tre persone in una settimana a causa della pandemia.
In Venezuela muoiono due medici al giorno. Lo ha confermato lo scorso 16 giugno l’organizzazione “Médicos Unidos de Venezuela”, a un anno dalla segnalazione della morte del primo medico, scomparso a causa del virus cinese, e ha affermato che tali morti continuano. “Nel giorno in cui si commemora la morte del primo operatore sanitario per COVID-19, un medico epidemiologo di Zulia, rendiamo omaggio postumo ai 651 sanitari che sono deceduti difendendo la salute e la vita della popolazione”, ha scritto l’ONG su Twitter.
La notizia dei decessi del personale sanitario venezuelano è diventata così frequente che chiunque potrebbe essere la prossima vittima: “L’ultimo taglio cesareo che ho fatto è stato circa due mesi fa e, purtroppo, l’anestesista e sua moglie sono morti”, ha affermato il ginecologo Yéspica Dávila, per poi fare un confronto della situazione a livello regionale.
“Gli Stati Uniti hanno avuto circa l’1,5% di mortalità del personale sanitario, il Cile lo 0,09%, ma il Venezuela è quasi al 26-30%. È un dato estremamente alto e l’ONG MUV, di cui sono anche membro, ha confermato che il Paese in cui sono stati piazzati meno vaccini è il Venezuela, mentre la prima cosa che hanno fatto è stata vaccinare Nicolas Maduro e tutti quelli del regime, intendo la loro famiglia e gli amici, i cosiddetti ‘enchufados’”.
A questa cattiva gestione si aggiunge la carenza di oltre il 90% dei farmaci che già colpiva il Venezuela prima dell’arrivo del COVID-19 e, di conseguenza, il macabro business che si è creato attorno alla commercializzazione dell’ossigeno. “Ho visto molta carenza di ossigeno, di farmaci e tutto il resto. Ho visto come alcune persone correvano in ospedale con le bombole, pagandole in dollari, perché in quell’ospedale non c’erano risorse”, ha raccontato il nostro testimone anonimo. Una situazione che non si verifica solo con l’ossigeno: purtroppo questa dinamica è diventata comune con qualsiasi prodotto di prima necessità. La speculazione in dollari è il pane quotidiano nel comunismo castrista di Maduro, soprattutto nel settore sanitario.
“In Venezuela non solo stiamo morendo di malnutrizione, per la mancanza di potere d’acquisto; stiamo anche morendo perché giocano con la salute del venezuelano. Noi medici non siamo vaccinati e ancor meno la popolazione generale. Qui in Venezuela, purtroppo, tutto è business, è la lotta dei vivi contro chi ha bisogno di una medicina o altro. Mentre i vaccini dovrebbero essere somministrati dallo Stato, ci sono persone che li vendono in dollari per trarre profitto dalla pandemia”, ha denunciato il medico venezuelano.–