Giovedì 8 ottobre, una rappresentanza di “cubani liberi”, residenti in Italia, ha protestato presso l’Ambasciata di Cuba a Roma per esprimere il dissenso contro la dittatura castrista e chiedere la libertà dei cubani. E anche per mettere in guardia gli italiani dalla martellante propaganda castrista: «Ci fa male vedere persone con la maglietta del Che e inneggiare alla rivoluzione cubana»
MARINELLYS TREMAMUNNO / LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
Giovedì 8 ottobre, una rappresentanza di “cubani liberi”, residenti in Italia, ha protestato pacificamente presso l’Ambasciata di Cuba a Roma (in via Licinia), per esprimere il proprio dissenso contro la dittatura castrista e chiedere la libertà del popolo cubano. Un atto simbolico alla vigilia della celebrazione del Manifesto del 10 ottobre 1868, in cui il padre del Paese Carlos Manuel de Céspedes abolì la schiavitù.
“Oggi siamo qui, davanti all’ambasciata di Cuba per chiedere la libertà del popolo cubano, la libertà di un popolo che è oppresso da 61 anni da una dittatura totalitaria, la dittatura castro-comunista, siamo qui per esigere il rispetto dei nostri diritti”, ha detto Dayamith Cured Rodriguez.
Tre gli obiettivi indicati dagli organizzatori dell’iniziativa: “1) Sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale, soprattutto in Italia e in Europa, in merito ai problemi che affliggono l’isola; 2) far sapere ai tiranni e ai loro complici che anche in Italia ci sono cubani dignitosi e liberi che sostengono il ripristino della democrazia a Cuba; 3) appoggiare tutte le iniziative dentro e fuori Cuba contro la tirannia castrista, affinché il popolo cubano unito possa combattere, condotto dai principi fondamentali che gli stessi ‘mambises’ e padri della patria ci hanno lasciato in eredità”.
L’inno nazionale di Cuba ha aperto la giornata di protesta. I Carabinieri erano presenti per garantire l’incolumità dei cubani. Questi ultimi, all’unisono, hanno chiesto il rispetto delle persone che vivono sull’isola: “Evviva la democrazia”, “abbasso la schiavitù”, “evviva la libertà di espressione”, “mai più indottrinamento dei bambini”, “basta censurare la stampa”, “basta menzogne”, “libertà per i prigionieri politici”, “viva la verità e la giustizia” e “lunga vita a una Cuba libera e multipartitica”, hanno gridato i manifestanti.
Poi, con un minuto di silenzio, hanno reso omaggio ai caduti e con una dichiarazione letta in italiano si sono uniti ai cubani dissidenti a livello globale: a Cuba “le opinioni politiche dissenzienti non sono rispettate e si è imposto un decreto (denominato 370) che cerca di distruggere la libertà di espressione anche su Internet. Purtroppo, l’inventario degli attacchi ai diritti umani a Cuba è molto ampio e non si limita ad annientare la libertà di espressione, ma si arriva a inoculare perfino una malattia, come il caso di Ariel Ruiz Urquiola, o addirittura all’omicidio, come è accaduto con Osvaldo Payá”.
Luis Ernesto Hernández, uno degli organizzatori della protesta e amministratore della pagina Facebook La Cuba vera, attraverso la quale hanno fatto la diffusione dell’evento, ha spiegato che la comunità cubana in Italia ha deciso di attivarsi per “far conoscere questa causa che stiamo guidando sia qui che in molti paesi dell’Unione europea e di altri continenti, perché attraverso l’informazione siamo stati in grado di svegliarci e di avere il coraggio di lottare per rimuovere quella dittatura. Per questo siamo qui, per dire ai cubani che non sono soli, che li sosteniamo anche noi, anche se siamo lontani”. Uno dei manifestanti, che non ha voluto identificarsi, ha affermato che “nessun cubano a Cuba è d’accordo con il governo, perché illegittimo. Non hanno niente a che fare con noi cubani. Il regime ha preso il controllo di un intero Paese, praticamente hanno chiuso Cuba e oggi il cubano vive in un campo di concentramento”.
E proprio perché i cubani affrontano una feroce dittatura che tiene il Paese sotto sequestro, “siamo pienamente coscienti delle rappresaglie che possano abbattersi anche su di noi, a partire da oggi, con questa manifestazione, ma senza dubbio non ci hanno fermato né tantomeno intimiditi”, prosegue il comunicato. Hanno anche sottolineato di aver già superato “gli anni di indottrinamento martellante del regime” perché hanno “imparato in questa nostra seconda patria, l’Italia che ci ha accolti, quali sono i reali diritti e doveri, cosa davvero voglia dire essere un Cittadino”. “Noi abbiamo già imparato la differenza tra la volontà politica reale e la demagogia, tra la pratica e l’utopia. Non abbiamo più paura nel chiamare i dittatori e i burattini al loro servizio: Ladri, Corrotti, Traditori, Assassini! Sappiamo, oramai, che un futuro migliore per Cuba è possibile, ma che per questo dobbiamo riuscire ad estirpare dal potere coloro che con abusi, con violenza e con menzogne, hanno condotto il nostro Paese alla rovina. Sappiamo che è necessario ristabilire a Cuba uno Stato di diritto”.
Inoltre hanno denunciato “la crisi generale che investe tutte le sfere della nazione”. “Le immagini che mostrano la rovina, la povertà e l’arresto sociale della nostra gente sono oramai abituali. E in tutto ciò, il governo di Cuba – incapace addirittura di procurare il minimo indispensabile alla sopravvivenza delle persone – continua ad agire con cinismo, impedendo che gli aiuti umanitari raccolti anche con il supporto degli esiliati cubani negli Stati Uniti, arrivino alle famiglie cubane, quanto mai bisognose dell’aiuto di tutti”.
Un’altra manifestante, Maya Lescano, ha espresso la sua stanchezza per le sofferenze del popolo cubano, “oppresso e impaurito di parlare”. E ha ringraziato l’Italia per avergli dato una seconda patria e avergli permesso di esprimersi contro la dittatura cubana: “Sono qui perché in Italia ho il diritto di parlare e la polizia, come vedi, mi protegge e non mi reprime perché in questo Paese posso alzare la voce, tutto ciò accade in democrazia. Qualcosa che non accade a Cuba, a Cuba non esiste uno Stato democratico, a Cuba non abbiamo diritti, abbiamo solo oppressione. Il regime vive a spese nostre, del cubano che è fuori, e lasciano le briciole al popolo”.
Infine, i cubani hanno evidenziato l’efficacia della propaganda castro-comunista in Italia, “perchè disgraziatamente vediamo alcune persone portare la maglietta del Che, ci fa male ascoltare altri dire frasi come: “Viva la Rivoluzione cubana” o “a Cuba si vive bene”. Vi invitiamo a constatare in prima persona la precarietà nella quale sopravvive la maggior parte dei cubani in patria, a leggere altre fonti di informazione che non siano sottomesse e vincolate alla dittatura di Cuba”.