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Ministro Joseph Wu: “Taiwan si prepara a una guerra asimmetrica con la Cina”

Il Ministro degli Esteri taiwanese ha assicurato che l’invasione russa dell’Ucraina sta lasciando molte lezioni, come la necessità di migliorare l’autodifesa per scoraggiare Pechino dall’attaccare l’isola. “Se Xi Jinping attaccasse, sarebbe un disastro per il mondo”

MARINELLYS TREMAMUNNO / IL MONDO

«Ci stiamo preparando per la difesa del nostro territorio”, ha detto il Ministro degli Esteri taiwanese Jaushieh Joseph Wu durante una conferenza stampa con una delegazione di giornalisti stranieri, alla quale ha preso parte Il Mondo SMCE.

«Stiamo cercando di ottenere armi per la lotta asimmetrica, abbiamo anche il corpo dei riservisti dell’esercito e stiamo attenti che la formazione di questo corpo di riservisti sia adeguata alla sfida. Stiamo cercando un modo per cui chiunque voglia partecipare e aiutare l’esercito, possa farlo».

Queste dichiarazioni confermano che continuano le tensioni nello Stretto di Taiwan, nonostante il riavvicinamento tra i leader degli Stati Uniti e della Repubblica Popolare Cinese, a margine del vertice del G20 che si è svolto nell’isola indonesiana di Bali.

Se Xi Jinping decidesse di mettere in atto le sue minacce e sferrasse un attacco contro l’isola, saremmo di fronte a un conflitto militare con forze dispari, a una “guerra asimmetrica”. Joseph Wu ha confermato che Taipei avrebbe solo 160.000 soldati, “la maggior parte provenienti dal servizio militare”, di fronte a 2.035.000 soldati cinesi, il terzo esercito più potente al mondo secondo il Bilancio militare 2022 dell’International Institute for Strategic Studies (IISS).

Ma “difendere Taiwan è nostra responsabilità“, ha risposto il Ministro taiwanese alla domanda sulla possibilità che gli Stati Uniti possano difendere l’isola da un’eventuale invasione cinese. «Nessuno può aiutare Taiwan più della stessa Taiwan», ha sottolineato, spiegando che invece hanno bisogno di supporto armato per l’autodifesa, come deterrente.

Pechino considera Taiwan una provincia ribelle da quando i nazionalisti del Kuomintang vi si ritirarono nel 1949 dopo aver perso la guerra civile contro i comunisti. Invece oggi Taiwan ha un proprio governo con una democrazia di cui vanno fieri, persino con un Ministero degli Esteri che rilascia passaporti ai propri cittadini, segno evidente di chi controlla il potere politico dell’isola. 

Tuttavia, Xi Jinping persiste nella sua retorica di essere disposto a usare la forza se i 23 milioni di taiwanesi si oppongono all’unificazione pacifica. Mentre intensifica le sue esercitazioni militari in 6 aree di Taiwan, arrivando perfino ad un blocco completo dell’isola lo scorso agosto dopo la visita dell’allora Presidente del Congresso Usa, Nancy Pelosi.

Una partita pericolosa che, nonostante il disgelo tra Biden e Xi Jinping, tiene alta l’attenzione degli Stati Uniti: il Pentagono ha chiesto a Pechino di “astenersi da ulteriori azioni destabilizzanti” e si è opposto a modifiche unilaterali allo status quo nello Stretto di Taiwan. Lo ha detto Lloyd Austin a Wei Fenghe, durante un incontro tra i funzionari della Difesa di Usa e Cina, nell’ambito del vertice dei Ministri della Difesa dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) tenutosi in Cambogia martedì 22 novembre.

Lezioni dalla guerra in Ucraina

«Nessun Paese dovrebbe invadere un altro Paese – ha detto il Ministro Joseph Wu, riferendosi al conflitto tra Russia e Ucraina. – Quando una democrazia è sotto attacco, il popolo di Taiwan si sente sotto attacco; quindi, il sostegno di Taiwan all’Ucraina è incondizionato».

In risposta all’aggressione russa, Taipei ha sostenuto il governo ucraino inviando “un grosso lotto di medicinali” e attualmente dispone di un budget di 56 milioni di dollari per inviare altri aiuti umanitari. «Stiamo lavorando insieme a Lituania e Polonia per gestire questa donazione», ha affermato.

Ma non si sono attivati ​​solo per aiutare, secondo il Ministro degli Esteri questo conflitto armato è servito anche a far desiderare ai giovani taiwanesi di ricevere addestramento militare per difendersi, per cui prevedono l’aumento del ​​reclutamento volontario. Inoltre, “si sta generando un movimento tra le agenzie governative, per vedere come si può aiutare il settore militare attraverso la difesa civile”.

Ma la preoccupazione maggiore del Ministro degli Esteri taiwanese è che il mondo democratico rimanga unito nella difesa dell’Ucraina. «Se i russi mantenessero una parte del territorio dell’Ucraina e gli altri Paesi non agissero, alcuni regimi autoritari potrebbero sentirsi forti nell’attaccare altri Paesi; pertanto, le democrazie devono adottare misure per impedire che ciò accada».

Di conseguenza, ritiene che la Cina stia osservando “molto attentamente” ciò che sta accadendo in Ucraina, sta osservando “come i Paesi democratici si sono uniti per sostenere l’Ucraina”, sta osservando “come le truppe russe falliscono”. «Sono sicuro che ciò che sta accadendo in Ucraina farà riflettere Xi Jinping prima di tentare di attaccare Taiwan».

Inoltre, ha evidenziato che il governo cinese è un governo autoritario che ha anche i suoi problemi interni, sia politici che economici, e ritiene che questi problemi interni possano segnare anche l’agenda di Xi Jinping. Quest’anno, infatti, il colosso asiatico è cresciuto solo del 3% nei primi tre trimestri di quest’anno, ben al di sotto dell’obiettivo annuale di circa il 5,5%.

«Ciò che ci preoccupa è che quando questo governo autoritario non sarà in grado di gestire la stabilità interna, probabilmente vorrà creare una crisi esterna per distogliere l’attenzione interna e tenere unito il Paese. E siamo preoccupati che Taiwan possa diventare il capro espiatorio dei problemi interni della Cina».

Infine, Joseph Wu ha sottolineato che se Pechino decidesse di attaccare Taipei, “sarebbe un disastro per il mondo”. Non solo perché Taiwan è molto determinata a rispondere alla Cina in caso di attacco, ma anche perché il 92% dei semiconduttori mondiali sono prodotti sull’isola e una guerra sul suo territorio potrebbe fermare la catena di montaggio, colpendo inevitabilmente l’economia mondiale.

«La comunità internazionale sta prestando attenzione a ciò che sta accadendo a Taiwan e i Paesi democratici dovrebbero convincere la Cina a non osare attaccare Taiwan», ha sottolineato.

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