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Taiwan, “centro dell’energia verde dell’Asia”

Il ministro della protezione ambientale della Repubblica di Cina (Taiwan) invita i paesi europei a promuovere la cooperazione bilaterale con l’isola

MARINELLYS TREMAMUNNO / IL MONDO

«Dal 2005 al 2020, il PIB di Taiwan è cresciuto di un 79%. Durante lo stesso periodo, l’intensità delle emissioni di gas a effetto serra è stata ridotta a un 45%, quindi si è visto che l’incremento economico non è più vincolato alla contaminazione», ha affermato Tzi-Chin Chang, ministro della protezione ambientale della Repubblica di Cina (Taiwan).

È il risultato del cosiddetto “miracolo di Taiwan”, che iniziò negli anni ’60 e che oggi non solo ci presenta un Paese industrializzato e leader mondiale nella produzione di microchip, ma che sta anche diventando “il centro dell’energia verde dell’Asia”. Un processo che esige una imminente “transizione energetica, industriale, di stile di vita e sociale” per raggiungere “zero emissioni nette entro il 2050”.

Questa visione su larga scala “Made in Taiwan” è stata spiegata dal ministro Tzi-Chin Chang a un gruppo di giornalisti internazionali, di cui Il Mondo ha fatto parte. “Questa trasformazione a zero emissioni nette guiderà ulteriormente la crescita economica, stimolerà gli investimenti privati, creerà posti di lavoro verdi e migliorerà l’indipendenza energetica e il benessere sociale”.

L’aveva annunciato la presidente taiwanese Tsai Ing-wen nell’aprile del 2021, quando aveva assicurato che l’isola ribelle avrebbe raggiunto le emissioni nette per il 2050. Nel frattempo la Cina comunista è prima tra i Paesi più inquinanti per emissioni di CO2 al mondo nella classifica composta da 184 Paesi: solo nel 2021 le emissioni di CO2 della Tigre asiatica hanno superato i 12.400 megatoni. Non a caso in Cina ci sono 16 tra le 20 città più inquinate al mondo (secondo la Banca Mondiale).

“La Cina è il più grande inquinatore di carbonio al mondo degli ultimi 15 anni e, a causa della vicinanza geografica, questo inquinamento a volte influisce sulla qualità dell’aria a Taiwan, soprattutto in inverno”, ha denunciato il ministro.

Ma, domanda d’obbligo, come intendono raggiungere emissioni nette zero sull’isola? Secondo Tzi-Chin Chang, il segreto sta soprattutto nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie. “Queste strategie sono integrate da 12 settori chiave: energia eolica e solare, idrogeno, energia innovativa, sistemi di alimentazione e stoccaggio dell’energia, risparmio ed efficienza energetica, veicoli elettrici e senza emissioni di carbonio, riciclaggio delle risorse e zero rifiuti, pozzi di carbonio naturali, stili di vita verdi, finanza verde, giusta transizione e, infine, la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio”, ha precisato.

Tzi-Chin Chang ha spiegato che il governo si è posto come sfida che tutti gli autobus pubblici urbani e le automobili ufficiali siano elettriche per il 2030. Inoltre, nello stesso anno, il 30% delle macchine vendute dovrà essere composto da veicoli elettrici, per poi raggiungere il 100% nel 2040. In più, hanno stimato che nel 2050 l’85% degli edifici esistenti saranno con emissioni di carbonio quasi pari a zero.

Il ministro ha assicurato che l’isola produce la propria energia elettrica e, quindi, la priorità di Taipei è la sua produzione attraverso sistemi moderni non inquinanti, come il solare e soprattutto l’eolico. “La sfida più grande che stiamo affrontando è che non abbiamo abbastanza spazio; quindi, c’è un’area limitata per l’energia solare, ecco perché stiamo sviluppando l’energia eolica sul mare”.

Il piano del governo taiwanese include la massimizzazione dell’energia rinnovabile con un ampio dispiegamento di sistemi di produzione di energia solare fotovoltaica ed eolica, fino a quando entro il 2050 l’energia rinnovabile rappresenterà oltre il 60% dell’approvvigionamento energetico nazionale. “Taiwan si è concentrata sullo sviluppo delle proprie attrezzature per l’energia rinnovabile, non solo per aiutare se stessa, ma anche per aiutare il resto del mondo”, ha affermato Tzi-Chin Chang.

Questa espansione è iniziata nel 2015 e a maggio di quest’anno la capacità cumulativa di energia rinnovabile installata aveva raggiunto i 12,3 GW, un aumento significativo del 60% rispetto al 2016. Allo stesso modo, in termini di energia eolica offshore, hanno installato 200 turbine.

Indubbiamente le strategie di Taiwan sono un modello esemplare anche per l’Italia, per affrontare e superare la crisi energetica che si è acutizzata a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. Ma l’isolamento imposto da Pechino mantiene Taipei esclusa dalle organizzazioni internazionali, impedendo all’isola di condividere le sue esperienze positive e di partecipare alle discussioni globali.
Abbiamo un ruolo importante nell’economia globale, ma per motivi politici non possiamo condividere le nostre esperienze attraverso meccanismi internazionali. In che modo gli altri Paesi possono sostenere Taiwan? Vi invitiamo a promuovere la cooperazione bilaterale con Taiwan per poter condividere le nostre best practice, per aiutare sulle questioni climatiche e su tante altre questioni importanti”, ha concluso il ministro Tzi-Chin Chang.

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